Skip to main content

Ecco come Google dice di combattere il radicalismo estremista

Solo un approccio globale contro il terrorismo potrà tenere insieme diritti e interessi in gioco. Questo il messaggio emerso dal convegno “Cybersecurity e tutela dei cittadini”, promosso ieri a Roma dall’Accademia Italiana del Codice di Internet in occasione del Safer Internet Day e ospitato nel pomeriggio di ieri presso l’Aula Giallombardo della Suprema Corte di Cassazione.

L’evento, al quale hanno partecipato esperti della materia, rappresentanti delle istituzioni e stakeholder, è stato introdotto dal Prof. Alberto Gambino, presidente dell’Accademia e Ordinario di Diritto privato presso l’Università Europea di Roma, e moderato Prof.ssa Giusella Finocchiaro, presidente del gruppo lavoro sul commercio elettronico della Commissione Onu per il diritto commerciale internazionale (Uncitral).

L’IMPEGNO DI GOOGLE

“La nostra azienda è impegnata per la promozione di strumenti che garantiscono una navigazione più sicura, come l’autenticazione a due step per i servizi come gmail e l’utilizzo del safer browsing che permette agli utenti di essere allertati sulla pericolosità di alcuni spazi online”, ha affermato Andrea Stazi, public policy and government relations manager di Google.

“Ma è anche sul piano del counter-speech che stiamo lavorando – ha aggiunto il manager di big G – con la promozione di una serie di eventi in giro per il mondo con l’obiettivo di diffondere una cultura che si opponga alla radicalizzazione e al reclutamento degli estremisti, oltre ai vari strumenti tecnologici che permettono di bloccare la circolazione di contenuti d’odio e violenti”.

UN’ANALISI DI SCENARIO

“Lo scenario che si propone risulta molto complesso – ha esordito il Professor Gambino -. Da un lato la necessità, attualmente quanto mai pressante, di tutelare l’interesse collettivo della sicurezza pubblica, dall’altro la constatazione che le ingerenze del regolatore potrebbero direttamente comprimere diritti individuali inviolabili, ovvero limitare i diritti degli operatori economici, fornitori di servizi della società dell’informazione.

IL RUOLO DELLA POLIZIA POSTALE E DELLE COMUNICAZIONI

Per Antonio Apruzzese, Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni, è un problema di cultura: “In Italia manca una cultura della sicurezza informatica.  Il problema della sicurezza cibernetica è soprattutto legato ai danni che subisce il cittadino nella sua individualità. Ma oltre agli utenti come vittime rileva anche la posizione di quei cittadini che si ritrovano inconsapevolmente a fornire la loro dotazione tecnologica ai criminali. Parlo delle cosidette botnet, batterie di computer utilizzare per commettere crimini come quello che ha interessato la Sony nelle scorse settimane. Una vicenda nella quale sono state coinvolte diverse macchine italiane e talvolta appartenenti ai complessi dell’apparato pubblico”.

COME AGISCONO I NUOVI TERRORISTI

Il tema delle nuove tecniche di indagine è stato invece approfondito dal Professor Francesco Saverio Romolo della Université de Lausanne: “Il terrorista oggi è un soggetto che sta nella sua cucina e prepara ordigni letali con comuni elementi che trova al supermercato, seguendo alla lettera ricette che trova abbondantemente sul web. Gli elementi di questo tipo sono conosciuti come precursori di esplosivi, e la loro conoscenza, così come la possibilità di analizzare le informazioni ad esse connesse scambiate in rete, aprono nuovi spazi di indagine che permettono di intercettare un tentativo di fatto criminoso nel momento in cui prendono vita le sue premesse”.

SELEZIONARE I DATI

Giuseppe Busia, Segretario Generale Autorità Garante per la protezione dei dati personali si è concentrato sul valore delle informazioni raccolte: “L’esperienza della ‘pesca a strascico’ della Nsa ci ha insegnato che spesso l’overload di dati raccolti li rende inutili, perché gli investigatori sono costretti a metterne da parte di significativi. Come del resto accaduto con gli attentatori di Parigi, supersospettati che erano stati tenuti d’occhio nei loro spostamenti e che in ogni caso hanno potuto mettere in atto il loro piano criminoso. Punto di vista simile per Alessandro Politi, direttore del Nato Defense College Foundation, quando afferma: “Quando la sicurezza si svincola dal bene che protegge il rischio è grande”.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter