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Ecco il connubio americano occupati-salari

I dati sul mercato del lavoro Usa di gennaio confermano la fase molto favorevole sul fronte occupazionale. Il 2015 si è aperto con circa 250.000 nuovi occupati, ossia perfettamente in linea con la crescita media mensile del 2014.

La novità che emerge è però che i nuovi posti di lavoro sono accompagnati da una crescita dei salari annua al livello massimo da fine 2013.

Lo scenario più roseo aiuta a comprendere come mai all’improvviso sia aumentato il numero di persone (+1,4Mln) alla ricerca di lavoro, allettati probabilmente non solo dalla maggiore facilità di trovare lavoro ma anche da salari in crescita.

Immediata la reazione dei mercati: il dollaro si è apprezzato in un contesto in cui nuovamente è aumentata la percezione di un possibile primo rialzo dei tassi entro il semestre in corso.

L’euro che fino ad oggi era apparso quasi indifferente ai toni forti ed accessi tra Grecia e Germania, si sta rivelando invece più sensibile agli sviluppi futuri di politica monetaria. Dopo il recente annuncio del QE di Draghi, la parola passa infatti alla Fed che terrà la prossima riunione (con conferenza stampa) il 18 marzo.

A breve pubblicheremo un focus ad hoc su eurusd. Un piccolo anticipo: confermiamo l’ipotesi di graduale recupero dell’euro nei prossimi mesi intervallato però da fasi di repentino apprezzamento del dollaro come quella di oggi, in modo da assestarsi con il timing che la Fed seguirà nel percorso di “normalizzazione paziente” dei tassi.

In estrema sintesi: per l’eurusd la possibilità di un recupero appare possibile ma intervallato ancora da diverse scosse di assestamento.


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