Da poche ore il presidente Barack Obama ha autorizzato la diffusione al pubblico della “National Security Strategy” statunitense, documento programmatico che delinea l’agenda e le linee strategiche di sicurezza nazionale che gli Stati Uniti seguiranno nei prossimi anni, con l’intento di assicurare la crescita e il consolidamento della leadership americana nel mondo.
Nel corso della conferenza di presentazione del documento tenutasi al Brookings Institution in Washington DC, Susan Rice – National Security Advisor per l’amministrazione Obama – ha delineato i tratti salienti di questo lavoro, la cui pubblicazione è stata rimandata per alcuni mesi, evidenziando il carattere globale dello stesso e la volontà degli Stati Uniti di strutturare una National Security Strategy basata su una proiezione verso gli scenari internazionali più instabili e rimarcando la posizione di leadership degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo e nell’assicurare stabilità e sicurezza a livello globale.
L’individuazione dell’agenda governativa è basata su un’analisi dei principali target d’interesse per gli Stati Uniti sotto un profilo strategico, economico e militare: nell’introduzione del documento Barack Obama definisce la National Security Strategy come un progetto ambizioso, così ambizioso che probabilmente non sarà completamente realizzato prima della conclusione del mandato presidenziale, ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di un impegno bipartisan da parte del Congresso nel garantire quel forte sostegno alle politiche di sicurezza che “da decenni rappresenta il pilastro della politica estera statunitense”.
Coerentemente con la linea di pensiero inaugurata nello State of the Union, anche il documento sulla National Security Strategy si apre rimarcando il definitivo superamento della fase di crisi vissuta negli anni addietro e con l’idea di una nazione più forte, grazie alla crescita economica, industriale ed energetica, tanto da poter continuare a svolgere un ruolo primario nel mantenere e consolidare la posizione di leadership a livello internazionale, nonostante le numerose e differenti minacce presenti e future.
Tra i richiami più significativi c’è l’impegno verso i negoziati sul nucleare con l’Iran, la strategia di ribilanciamento verso la Cina e l’Asia (pivot to Asia) attraverso nuove e più estese partnership, l’attenzione maggiore verso i temi della cybersecurity ed il cyber-crime.
La lotta al terrorismo assume una posizione di primissimo piano e le strategie di contrasto tracciate risentono del pericolo Islamic State: il cosiddetto califfato diviene ufficialmente una delle primissime priorità dell’intelligence statunitense, non solo in termini di homeland security ma anche in termini di scenari regionali, a causa del suo ruolo di moltiplicatore dell’instabilità in loco, accentuata dal rinvigorirsi dei vari gruppi terroristici e cellule dormienti.
Allo stesso modo, l’amministrazione Obama enfatizza il proprio impegno nel respingere qualsiasi tentativo d’ingerenza da parte della Russia di Putin in Ucraina ed eventuali nuove violazioni dell’ordine internazionale.
La complessità del documento, integralmente considerato, è proporzionalmente correlata alla varietà e pluralità di minacce che gli Stati Uniti affronteranno nei prossimi anni, sebbene alla base dell’idea di sicurezza nazionale continui ad esistere una chiara proiezione internazionale e quell’idea, più volte rimarcata, secondo cui gli Stati Uniti – insieme a partner e alleati – abbiano il dovere di assicurare il rispetto della pace e degli equilibri internazionali, intervenendo direttamente, laddove necessario, per contrastare la minaccia terroristica.
Da denotare come l’attenzione verso l’Europa e le relazioni transatlantiche viva una fase di stabilità che meriterebbe di essere intensificata: molto dipende e dipenderà dalla capacità dei Paesi europei, e tra questi dell’Italia, di assumere un ruolo strategico verso le sfide più impegnative chiaramente richiamate nella National Security Strategy.