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Che cosa si muove nel mondo islamico contro Isis. Parla Chaouki (Pd)

Tutte le sfide del mondo islamico secondo il deputato del Pd Khalid Chaouki, membro della commissione esteri e responsabile Nuovi Italiani del Partito Democratico.

Chaouki analizza con Formiche.net la reazione di una parte del mondo islamico agli attacchi dei terroristi, come dimostra l’operazione dell’aviazione giordana a seguito dell’uccisione del pilota Muaz al-Kassasbeh, bruciato vivo dai miliziani dell’Isis.

Che cosa succede in Giordania?
Intanto vedo una svolta nel mondo islamico, non solo la reazione del governo giordano ma anche un pronunciamento fortissimo e inatteso di altre componenti dopo l’assurdo episodio del pilota arso vivo. Finalmente uno spirito propositivo che porta i musulmani ad immedesimarsi con le vittime e guardando negli occhi il nemico.

Che tipo nemico è?
Innanzitutto è un nemico del mondo islamico e dell’Islam, lo considero un passaggio significativo al pari dell’opinione pubblica europea che ha avviato una reazione diversa nei confronti di questi barbari. Di contro ciò ci pone dinanzi a un’escalation senza esclusione di colpi, che rischia di destabilizzare ulteriormente anche un paese come la Giordania, oltre che l’intera area mediorientale. Aggiungo che se fosse coinvolta in un’azione diretta da parte dell’Isis, ecco che si profilerebbe uno scenario da guerra civile, che di contro forse potrebbe compattare lo sforzo della coalizione per sradicare le sue roccaforti.

Ieri è stato convocato il Tavolo Interreligioso per l’integrazione, operativo presso l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, al quale aderiscono i rappresentanti di oltre cinquanta diverse confessioni religiose. Che cosa avete deciso?
Abbiamo lanciato il messaggio che il pluralismo religioso in Italia deve essere vissuto come parte integrante del nostro sistema culturale, sociale e politico. Non si può ricorrere alla voce delle religioni solo a ridosso delle stragi o quando in qualche modo si ha bisogno di una manifestazione di buona volontà. Così come le rappresentanze delle singole confessioni ci hanno detto che occorre dare cittadinanza alle presenze religiose nel nostro Paese, rendendole pienamente protagoniste della costruzione di una società, di fatto, ormai plurale.

Quali i nodi?
Nella testa e nella cultura di alcuni soggetti della classe dirigente questo elemento viene vissuto sempre come un fatto secondario, mentre credo che le religioni stiano tornando prepotentemente nelle vite dei cittadini. Quel tavolo di ieri è diventato uno strumento per responsabilizzare tutte le presenze religiose, a partire proprio da quella islamica al fine di siglare un patto di cittadinanza, all’interno del quale si sentano parte integrante del destino italiano. L’obiettivo deve essere quello di isolare tutte le espressioni estremiste, togliendo ogni alibi ai movimenti xenofobi e islamofobi che rischiano di essere centrali con la relativa propaganda.

Sono già centrali, come dimostra l’exploit di partiti come la Lega.
Le espressioni populiste certamente complicano il lavoro di ascolto reciproco che serve in questo momento. Ma rivolgo un pensiero anche alle minoranze che corrono il rischio di rifugiarsi in un silenzio che a tratti pare ambiguo, forse dettato dalla paura. Per cui il linguaggio della politica conta molto come dimostra la notizia che ci arriva dal Senato, dove la giunta ha definito le parole di Calderoli contro la Kyenge “insindacabili” e non razziste. Il tono e le parole di alcuni leader politici con una chiara impronta ideologica, fanno molti danni all’intera società e quasi quasi vedo un tentativo autolesionistico nell’alimentare un odio verso un sistema sociale.

In che modo?
Beh, così facendo si dà ragione a chi, dall’interno dell’Isis, ha investito sulla rottura della convivenza tra popoli e religioni in occidente. Lega Nord e Front National, quando asseriscono che il mondo islamico è inconciliabile con il resto del continente, altro non fanno se non tentare di dare vita ad un conflitto in Europa.

twitter@FDepalo

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