Proseguono gli approfondimenti sull’Inps. Il primo si può leggere qui, ecco di seguito la seconda parte.
Il “buco” dell’Inps è dovuto alla spesa assistenziale, ufficialmente sottostimata (25-27 miliardi anno) ma potenzialmente oscillante dai 35 ai 70 miliardi anno, rispetto ai 311-323 della spesa totale Inps.
No, non stiamo dando i numeri. No, non vogliamo qui mettere in discussione il sistema Welfare nel nostro Paese.
Qui si vuole solo ribadire che è facile, per i governanti, varare annualmente provvedimenti assistenziali a favore dei cittadini invalidi o bisognosi. Meno facile è costringere, quegli stessi governanti, a fare i conti con la realtà: l’assistenza costa e va finanziata.
Finanziata, diciamo noi, non surrettiziamente con i denari previdenziali (i contributi pensionistici pagati dai lavoratori) ma con imposte, da porre a carico di tutti i contribuenti, attivi e pensionati, con reddito superiore ad una cifra minima di riferimento (15.000 euro/anno?).
Chiarezza di bilancio, noi chiediamo. Netta separazione tra assistenza e previdenza, noi invochiamo. Da tanti anni, inascoltati. Inascoltati dal Governo, dal Parlamento, dal Cnel, dalle varie parti sociali, soprattutto quelle costituite dall’ex Triplice e dai suoi accoliti.
Per questa sordità, oggi noi incominciamo ad urlare. Ad urlare a Renzi, al Parlamento ed al Paese che è ora di fare chiarezza e di rimettere le cose a posto. Separando, una volta per tutte, la gestione previdenziale da quella assistenziale. Mettendo la Previdenza in un contenitore diverso da quello delll’Assistenza. Anche se ciò non piacerà a Mastrapasqua ed ai suoi protettori; anche se ciò non piacerà a chi ha fatto parte dei Civ dell’Inps.
Se questa dicotomia non sarà fatta e se non la si farà rapidamente, arriverà – su un cavallo bianco – un falso Robin Hood che, con la scusa di sistemare i conti Inps, ruberà alle “pensioni d’ottone”, per favorire “i miseri”.
Un falso Robin Hood, perche’ si tratterebbe dello sceriffo di Nottingham, mascherato da vendicatore dei deboli. Lo sceriffo, infatti, non ruberebbe per i poveri ma per Il principe Giovanni, reincarnato in Renzi.
(2/continua)