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La storia infinita dei tagli alle pensioni “d’ottone”

In un Paese i cui Governi ripetutamente si fanno beffa dei diritti acquisiti. In un Paese i cui Governi ripetutamente (anni 2011-2015) pretendono di adoperare i soldi delle pensioni “d’oro” (ma sono di ottone) per sistemare i conti assistenziali dell’INPS, ebbene in un paese siffatto c’è stato e ci sarà un gruppo cospicuo di pensionati che ha cercato e cercherà di opporsi ai tagli ingiusti (perché selettivi), ossia agli espropri pensionistici.

Tremonti, Letta, Renzi hanno cercato di fare i Robin Hood. Anche Renzi, con una mano toglie (ai pensionati di ottone) e con l’altra dà (gli 80 euro). Nel corso del 2014, un GRUPPO di 313 VENETI (medici, amministrativi, magistrati etc.) ha deciso di agire, attivando una serie di ricorsi alla Corte dei Conti di Venezia, con l’obiettivo di arrivare ad ottenere (ma si tratta di un lungo percorso!) la dichiarazione di incostituzionalità dei balzelli sopra citati. La notizia si è poi diffusa in Italia, provocando l’avvio di altre azioni similari, sia da parte dei singoli che da parte di associazioni strutturate: FEDERSPEV e CONFEDIR, in primis.

A distanza di un anno, quali sono gli aggiornamenti sul ricorso alla Corte dei Conti avverso ai commi 483 (blocco della rivalutazione) e 486 (contributo di solidarietà) della legge di stabilità finanziaria del 2013 per il 2014?

Innanzitutto, ricordiamo che si sono già tenute, presso la Corte dei Conti di Venezia, due udienze: la prima, in data 26 Settembre 2014, per la richiesta di sospensiva, che non è stata concessa; la seconda, in data 16 Gennaio 2015, per la discussione di merito. Ad oggi, gli esiti di quest’ultima non sono stati ancora depositati dal magistrato titolare del procedimento.

Oltrechè nel Veneto, analoghi ricorsi sono stati promossi in Lombardia – udienza di merito del 16/01/15, presso Corte dei Conti di Milano-, in Trentino – udienza di merito programmata per Marzo – ed in Friuli Venezia Giulia, ove la data per l’udienza di merito non è ancora stata stabilita. Ulteriori ricorsi, sui due aspetti citati, risultano essere stati avviati in Lazio e Campania.

Invece, altre iniziative a livello regionale (E. Romagna, Sicilia, Liguria etc.), hanno cercato di opporsi opporsi al solo blocco della rivalutazione della pensione (comma 483 della Finanziaria 2014 ) ed hanno già dato luogo ad ordinanze di rinvio alla Corte costituzionale, la cui prima udienza è fissata per il 13 Marzo.

In tutto ciò, preoccupa l’atteggiamento del Governo Renzi, che, con la legge di stabililità finanziaria del 2014 per il 2015, ha prorogato a tutto il 2016 tanto il contributo di solidarietà che il blocco della rivalutazione, confermando e connotando sempre più con caratteristiche di stabilità strutturale misure originariamente presentate come straordinarie e contingenti ma reintrodotte nel 2013, nonostante il precedente dell’annullamento per illegittimità, da parte della Corte Costituzionale, di analoghi provvedimenti varati nel 2011.

Non poco inquieta inoltre la nomina alla presidenza dell’INPS del Prof.Boeri, bocconiano che fa pubblica professione della sua intenzione di procedere, in tempi brevi, ad ulteriori tagli dei trattamenti pensionistici in essere liquidati con il sistema retributivo, ed al loro ricalcolo con il sistema contributivo, su base forfettaria, e non a seguito di una revisione analitica dei contributi effettivamente versati da ciascun interessato.

Insomma, il 2015 potrebbe riservare ai “pensionati d’ottone” grosse novità: positive, qualora i rinvii alla Corte Costituzionale rimettessero a posto i diritti, lesi dal 2012 in poi. Ma anche (Noi speriamo di no!) negative, se la Corte (contraddicendo se stessa) desse parere negativo o se Boeri ricalcolasse d’imperio, ed in modo grossolano, le pensioni in essere.

Per questo, il GRUPPO dei 313 VENETI non resterà inerte ad aspettare la mannaia di Boeri e C. Per questo, il Gruppo dei 313 ha incaricato un gruppo di legali di creare un dossier, utile come premessa documentale per un ricorso alla corte di Giustizia europea, da presentarsi nel caso la corte costituzionale rigettasse il nostro ricorso del 2014 e, comunque, argomentando il pregiudizio arrecato al diritto dei pensionati a ricevere il trattamento dovuto per colpa di normative nazionali che sovraccaricano l’INPS con oneri impropri di natura assistenziale e non assicurativa. Normative che dovrebbero evidentemente trovare più’ idonea copertura nella fiscalità generale e non nei tagli selettivi nei confronti di pochi cittadini.

Da medici, diciamo che INPS significa Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Parliamo di INPS e non di INPAS. Insomma, comunque la si veda, manca la “A”, quella dell’assistenza. Quella “A” che invece, nel caso dei medici, è presente nell’ENPAM, ente previdenziale ed assistenziale autonomo.

Insomma, la telenovela pensionistica continua.

Stefano Biasioli
Segretario Generale CONFEDIR

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