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Come liberalizzare la cultura. L’esempio degli Imbizzarriti

Il settore culturale e creativo italiano equivale a 2014 miliardi di euro e muove il 15,3% del valore aggiunto nazionale. Potrebbe trascinare l’economia italiana fuori dalla crisi, ma alcuni intoppi di natura sistemica ne fermano l’avanzata.

Uno di questi intoppi è stato raccontato da Francesco Schlitzer, esperto di relazioni istituzionali, nel suo libro “Imbizzarriti. Com’è stato possibile restituire dignità e diritti agli artisti italiani” che sarà presentato il 3 febbraio a Roma.

Per capire come sia stato possibile sbloccare un ente fossilizzato dalle prassi e dal conservatorismo, Formiche.net ha conversato con l’autore del libro, Francesco Schlitzer.

LA TUTELA DELL’IMAIE

L’Imaie è un istituto nato negli anni ’70 per tutelare gli artisti interpreti/esecutori, racconglierne i compensi, distribuirli tra i beneficiari e attivarsi per investire su progetti culturali. “Se Mina canta una canzone scritta da Battisti – spiega Schlitzer – a occuparsi dei diritti connessi dell’autore ci pensa la Siae, mentre dei diritti dell’interprete si occupa l’Imaie”. Banalmente, mentre la Siae tutela chi scrive la canzone, l’Imaie avrebbe dovuto tutelare chi la canta.
Ma l’istituto, che agiva in una situazione di monopolio di fatto, raccoglieva i compensi senza poi erogarli agli artisti, in un circolo di inadempienze talmente gravi da portare alla sua estizione per “incapacità gestionale” nel 2009. E mentre in parlamento si faceva rinascere l’Imaie, un gruppo di artisti ha deciso di creare un’alternativa che di fatto ne minava lo stato di monopolio.

“Con il decreto 64/2010, convertito con legge 100/2010 nasce il nuovo Imaie dalle ceneri di quello vecchio – spiega Schlitzer – che ne eredita direttore generale, funzionari e impiegati. È chiaro, dunque, che l’intento non era quello di tutelare gli artisti danneggiati dal malfunzionameto dell’istituto, ma invece di preservare i posti di lavoro dei 40 dipendenti dell’Imaie stesso”.

LA LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE

La richiesta degli artisti era, dunque, semplice: liberalizzare il settore e poter scegliere a chi far gestire i propri diritti connessi, così come poi è accaduto grazie all’impegno dell’associazione (ora cooperativa) Artisti 7607 e del dialogo avviato con le istituzioni. “Il percorso di liberalizzazione è stato possibile anche perché svincolato dalla Siae – spiega Schlitzer – perché quest’ultima ha una tradizione molto più antica e consolidata di quella dell’Imaie. Non c’è dubbio che le liberalizzazioni toccheranno, in futuro, anche altri settori adesso soggetti a monopolio, ma era impossibile poter cambiare tutto assieme. Inoltre – continua Schlitzer – la vicenda dell’Imaie era talmente scandalosa da non potersi paragonare con nessun altra”.

IL RUOLO DELLA SIAE

Le liberalizzazioni nel mondo della cultura sono quindi desiderabili, ma non è certo facile. “Anche il settore del diritto d’autore potrebbe essere liberalizzato – continua Schlitzer – ma la Siae potrebbe anche essere più specialistica, ora fa troppe cose. Il diritto d’autore di uno scrittore, infatti, ha regole diverse rispetto a un autore di cinema o dello spettacolo. Se ci fosse una specializzazione maggiore, questa, indipendentemente dal monopolio o meno, potrebbe portare a una maggiore efficacia nella tutela dei diritti acquisiti”.

“Inoltre, malgrado la storia della Siae sia completamente diversa da quella dell’Imaie, il tema della liberalizzazione in materia di intermediazione del diritto d’autore è già prevista da una direttiva comunitaria che dovrà essere recepita in Italia il prossimo anno quindi, in teoria, a breve nessuno potrà impedire alla Siae tedesca o francese, ad esempio, di intervenire nel mercato italiano. Tuttavia è molto difficile agire in questi settori in cui sono presenti dei monopoli molto consolidati, certamente la Siae potrebbe essere molto più efficiente di quanto sia ora”.

LASCIARE LIBERO IL MONDO DELLA CULTURA

“Il mondo della cultura e dello spettacolo devono essere ancora più fuori da dinamiche di centralismo dove lo stato interviene e non fa altro che imbrigliare la creatività dei nostri artisti. Dobbiamo con consentire che una sana burocrazia convogli una libera iniziativa nella cultura – conclude l’autore di “Imbizzarriti” – più lasciamo gli autori liberi di creare più il paese ne guadagna, proprio in termini di Pil, in termini economici, non solo di libertà di pensiero”.

LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE

Foto di Giovanni Pulice

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