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Mattarella e la sicurezza dello Stato

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

I legami sociali da ricostruire sono un tema costante nel pensiero recente di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana. Viene in mente, in questo caso, la grande tradizione della sociologia positivista e anche cattolica francese, sempre attenta a definire i “liens sociales” come quegli elementi che, fuori dalle norme positive e dalle forme ufficiali, tengono unita la società come se fosse un solo organo, una sola grande famiglia.

Oggi, i legami sociali sono labili. La laicizzazione della vita privata ha generato nuove povertà economiche e umane, la propaganda ateistica ha chiuso il cielo alla speranza e, quindi, al futuro, e, soprattutto, lo Stato sembra essere divenuto, come la liquida società, secondo il concetto di Bauman, fluido e inconsistente come le masse atomizzate che lo sostengono. Una riduzione allo sciame sociale indistinto, una trasformazione della statualità che la rende irrilevante e transeunte come la società stessa, liquida e incolore.

Ecco: mentre i pericoli per la sicurezza dello Stato aumentano, e aumenta anche la debolezza strutturale della società civile, il Presidente Mattarella ci ricorda che la Sicurezza dello Stato è l’essenza della sua forma moderna, e che senza la tutela statuale non esiste nemmeno la sicurezza della società civile e nemmeno degli stessi cittadini, singolarmente presi.
Allora, la sicurezza dello Stato è quella tradizionale, del territorio e della identità nazionale, contro ogni immaginaria e impossibile “fusione di culture”, e inoltre è difesa e tutela del nostro sistema economico, il che implica la sicurezza e la tutela della nostra infinita rete di Piccole e Medie Imprese.

Il Parlamento Europeo cita esplicitamente la Sicurezza delle PMI  come essenziale, nella Commissione UE per gli Affari Esteri, e i nostri Servizi, dopo la Riforma del 2007, hanno rafforzato la rete di controllo per l’intelligence economica, finanziaria e produttiva.
Quindi occorre rafforzare la tutela dei brevetti e dei processi produttivi, e ricordiamo che il principale lavoro del KGB e del GRU, durante la guerra fredda, era quello di rubare segreti industriali e tecnologici, più che esplicitamente militari; e occorre poi evitare che, come temo sia già talvolta accaduto, il caso di  una impresa estera che  compri una azienda italiana per eliminare la sua pericolosa concorrenza.

Gli ultimi dati che abbiamo sul mercato italiano dei “merger and acquisitions” sono eccellenti, ma vanno letti con attenzione: nel 2014 il mercato italiano del M&A valeva 38,4 miliardi di Euro, con 522  operazioni definite, durante lo scorso anno, dalle infrastrutture al farmaceutico, dal manifatturiero alla moda. Per non parlare delle Assicurazioni.
Tutto bene, in linea di principio, ma il mercato M&A ha i suoi criteri di sicurezza, che non vanno mai dimenticati e che divengono determinanti per le acquisizioni, dall’Estero, delle Piccole e Medie Imprese.

Se si mitizza, ed è un errore da “marxismo volgare”, il fondamento economico della politica estera e interna, allora occorre pensare che, per ogni M&A, in Italia, si modifica il meccanismo della sovranità, il flusso internazionale dei capitali da e per l’Italia, la forma del mercato del lavoro, la programmazione economica e di settore.
Quindi, tutto bene, se si internazionalizza la nostra economia, ma, come avrebbe detto il governatore spagnolo di Milano nei “Promessi Sposi” manzoniani, adelante, Pedro, con Juicio…

Immagino che, a livello di Servizi, ci sia la capacità di valutare la policy di ogni investitore estero, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa italiana in vendita, e si sia sviluppato un meccanismo che valuta la tutela dei brevetti, il mercato illegale delle “copie”, la giusta remunerazione della proprietà intellettuale.
I brevetti richiesti in Italia sono in calo, con il solo 2% sul totale  dei brevetti accettati dallo European Patent Office, mentre la Svizzera surclassa tutti con 832 “invenzioni” per ogni milione di abitanti, con l’Italia che è al 11° posto  tra i produttori di idee da proteggere sui mercati.

E, peraltro, sono le grandi imprese (ENI, Finmeccanica, la farmaceutica) a brevettare di più in Italia, mentre la piccola innovazione della PMI è, in linea di massima, priva di ogni tutela.
Sarebbe bene che, anche tramite le Camere di Commercio, che già  lo devono istituzionalmente fare, si arrivasse alla segnalazione delle innovazioni interne alle PMI, con meccanismi automatici e gratuiti, per le imprese,  di tutela del marchio e delle procedure produttive.

Il punto di non-ritorno da evitare assolutamente è, da questo punto di vista, l’agroalimentare, area di eccellenza come altre mai per i nostri prodotti, ma del tutto rovinata, sui mercati esteri, da copie, similprodotti, imitazioni di marchi, succedanei, che hanno distrutto  i potenziali mercati esteri per i nostri prodotti food&beverage e, immagino, il fegato dei consumatori stranieri.
Anche la ristorazione alta di gamma soffre, in questo contesto, di una materia prima che non è nemmeno lontanamente paragonabile ai nostri prodotti DOP, che potrebbero avere mercati immani e costantemente aperti, ma anche protetti dalle imitazioni e dagli ersatz, spesso immangiabili e imbevibili. E l’agroalimentare è area elettiva per le nostre PMI, ricordiamolo.

C’è poi da ricordare che, nell’ambito delle normative UE, in questo settore c’è stata una vera e propria lotta contro le nostre produzioni alimentari, senza che i parlamentari UE eletti in Italia se ne accorgessero. Certo, le lobbies dei nostri concorrenti europei nel ramo F&B sono molto attive…
Quindi, segnalazione delle innovazioni di marchio, di processo e di prodotto di tutte le nostre PMI, trasferimento dei dati al Governo, e quindi ai Servizi, analisi attenta delle basi finanziarie, produttive e di strategia commerciale delle aziende estere che vogliono comprare le nostre PMI, o comunque le nostre imprese, per evitare lo “stripping” della spesso pericolosa concorrenza italiana, e infine la possibilità, da parte del Governo, di interdire la vendita se si verifichino notizie non rassicuranti sulle  intenzioni dell’acquisitore estero.

Ritorniamo qui alla nota sulla sicurezza del Presidente Mattarella: tutelare la Nazione, ma tutelare, con la cultura personalistica del cattolicesimo democratico, anche i singoli cittadini, consumatori e imprenditori, dalla concorrenza sleale e dalle acquisizioni coercitive o “da nemico”.

Giancarlo Elia Valori è professore di Economia e Politica Internazionale presso la Peking University e presidente de “La Centrale Finanziaria Generale Spa”

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