Al governo con Matteo Renzi fino al 2018 per portare a compimento il percorso di riforme, saldamente nello schieramento di centrodestra alle elezioni regionali dopo il riavvicinamento con Forza Italia, (quasi) mai con la Lega Nord di Matteo Salvini. Al giro di boa del primo anno nell’esecutivo nazionale col Pd, il Nuovo Centrodestra reduce da dimissioni e fuoriuscite cerca di serrare i ranghi e rilanciare l’attività del partito. Si riparte dalla conferma del patto col premier fino al 2018, dopo il terremoto scaturito dall’elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica.
LA BOTTA D’ORGOGLIO DI ALFANO
E’ toccato al leader di Ncd Angelino Alfano tracciare un bilancio di un anno al governo. Con un post scritto “di getto” su Facebook, il ministro dell’Interno non si è limitato a rivendicare i risultati ottenuti grazie alla presenza del suo partito nella squadra di Renzi (dal Jobs act al taglio dell’Irap), ma ha tracciato anche la strada da qui al 2018. E questo perché “abbiamo deciso di non accontentarci, ma di andare, determinati, verso nuovi traguardi. Saranno tre anni – ha aggiunto – utili all’Italia e utili anche all’area moderata e popolare che, così, avrà modo di riorganizzarsi per tornare competitiva nei confronti del Partito Democratico”. Insomma, alleanza con Renzi blindata fino alla scadenza della legislatura.
IL RIASSETTO IN PARLAMENTO
Nel frattempo, Ncd ha rimesso ordine in Parlamento. Innanzitutto individuando come nuovo capogruppo di Area Popolare al Senato l’ex presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, che va a sostituire l’ex ministro Maurizio Sacconi dimessosi in seguito all’elezione del Capo dello Stato e a una certa insofferenza per la subalternità a Renzi. Problema, questo, sollevato anche dalla capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo.
La scelta del palermitano Schifani è stata fatta anche per mettere un argine alle frequenti fibrillazioni tra i senatori meridionali guidati da Antonio Gentile, coordinatore in Calabria. Erano loro a venire descritti, fino a qualche settimana fa, come i nuovi “responsabili” o “stabilizzatori” del governo, pronti a restare fedeli a Renzi – che proprio al Senato ha numeri risicati – anche nell’ipotesi di rottura del premier con Alfano dopo il caso Mattarella. Ora ci penserà l’abile (e non a caso ex democristiano) Schifani a tenerli a bada.
PATTI CHIARI: ALLE REGIONALI NIENTE ALLEANZA COL PD
Il riavvicinamento con Forza Italia in funzione anti Salvini ha portato l’Ncd a chiarire una volta per tutte (forse) la sua linea politica in vista delle regionali: nessuna alleanza a macchia di leopardo, gli alfaniani stanno saldamente nell’alveo centrodestra ma senza andare a braccetto con la Lega Nord, tranne che (forse) in Umbria dove c’è la convergenza su Claudio Ricci, mentre resta da chiarire se nelle Marche anche i berlusconiani convergeranno su Gian Mario Spacca. Per il resto in Puglia, Campania, Toscana e Liguria si privilegia l’alleanza con Fi, e così pure in Veneto dove però tutto dipende dalla lite interna al Carroccio tra Flavio Tosi e Matteo Salvini sulla ricandidatura di Luca Zaia.
TERRITORI PROTAGONISTI E PIU’ COMUNICAZIONE: LA NUOVA STRATEGIA
Il nuovo corso del Nuovo Centrodestra passa anche da una nomina fatta in sordina al direttivo nazionale di martedì scorso. Il ruolo di portavoce nazionale non è stato infatti affidato a un parlamentare bensì a una consigliera comunale, una dirigente di provincia.
Si tratta di Valentina Castaldini, 37enne battagliera rappresentante di Ncd nell’assise municipale di Bologna oltre che coordinatrice del partito in Emilia-Romagna insieme con Sergio Pizzolante, una cattolica doc in prima fila – tra le altre cose – nella lotta contro le trascrizioni delle nozze gay contratte all’estero. Sarà lei a sostituire la deputata Barbara Saltamartini, uscita dal partito dopo l’elezione di Mattarella e avvicinatasi alla Lega. “La mia nomina testimonia la volontà dei vertici nazionali di valorizzare la rete costruita nei territori – commenta la Castaldini con Formiche.net – Aver scelto una giovane consigliera comunale come me, che si è distinta per certe battaglie, significa rilanciare un’identità ancora più forte del partito, identità che non è determinata dal posizionamento politico né dalle alleanze, ma dai propri valori e dai propri programmi”.
Chiuso il primo anno di governo, secondo Castaldini occorre “iniziare a parlare di quel che abbiamo fatto, dei risultati ottenuti, con un impegno più capillare e coordinato sulla comunicazione e sulla valorizzazione di chi fa politica nei territori. Serve una campagna comunicativa che racconti alla gente cosa stiamo facendo, occorre fare capire al popolo moderato che c’è uno spazio tra Renzi e Salvini e che noi intendiamo rappresentarlo”.