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Parole e polemiche sul Summit Usa contro l’estremismo

Con l’intervento di Susan Rice, consigliere per la Sicurezza Nazionale di Barack Obama, si è chiuso a Washington il secondo giorno di lavori del Summit on counter violent extremism, organizzato presso il Dipartimento di Stato americano.

“La conferenza dedicata a quella che, con linguaggio piuttosto asettico, è stata definita «lotta contro l’estremismo violento» – ha scritto oggi Massimo Gaggi sul Corriere della Sera – non è stata di certo un gran successo per Obama che, dopo molti rinvii, ne aveva sollecitato la convocazione all’indomani del massacro nella redazione di Charlie Hebdo . La scarsa chiarezza non solo sulle soluzioni da proporre ma anche sui temi in discussione è plasticamente rappresentata dal fatto che alla conferenza il capo dell’Fbi, James Comey, non è stato nemmeno invitato, mentre il capo dei servizi di sicurezza russi, Aleksandr Bortnikov, c’era, eccome”.

Il capo di Stato Usa ha ribadito che quella contro il jihadismo non è una lotta all’Islam. Ma ha spronato la comunità internazionale a non abbassare la guardia nella lotta contro il terrorismo e qualsiasi altra forma di estremismo violento, chiedendo agli alleati di condurre assieme una battaglia che gli Usa da soli non possono vincere da soli.

Al vertice hanno preso parte alcuni nomi di spicco dell’amministrazione Usa: dal segretario di Stato John Kerry al segretario per l’Homeland security Jeh Johnson e Lisa Monaco, advisor del presidente Obama per Homeland security e counter-terrorism.

Dalle dichiarazioni ufficiali è emersa consapevolezza circa il momento particolarmente delicato che la comunità internazionale sta attraversando. E propio il quadro geopolitico attuale e futuro, connotato da incertezza e instabilità, ha reso simili punti di vista e posizioni in passato contrapposte, ora vicine contro la nuova barbarie dei gruppi terroristici come lo Stato Islamico.

E’ notevole, per molti analisti, il peso assunto dal Califfato nei nuovi target della lotta all’estremismo in Medioriente: accanto ad Al Qaeda figurano gruppi terroristici e territori di possibile intervento, aree geografiche in cui il livello di penetrazione dell’estremismo è quasi totale, si pensi alla Libia ad esempio, tema centrale dell’attività svolta dalla delegazione italiana.

L’Italia, nelle riflessioni fatte al summit dal ministro Angelino Alfano, vive un momento di particolare tensione per quanto sta accadendo a pochi chilometri di distanza, lungo le coste libiche; tutta l’attenzione e gli sforzi diplomatici sono indirizzati a illuminare il quadro della frammentazione regionale e della lotta tra bande in cui è caduta la Libia.


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