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Occhetta (Civiltà Cattolica) elogia Napolitano, monarca costituzionale temperato

Napolitano

Elegante ed introverso, timoniere all’interno e garante al di fuori. Sempre con un forte senso del dovere. Ha avuto inizio così il bilancio dei due mandati del Presidente emerito Giorgio Napolitano, conclusi dopo quasi nove anni il 14 gennaio 2015, che padre Francesco Occhetta ha definito in un saggio in uscita nel prossimo numero de La Civiltà Cattolica “un prisma dalle molte sfaccettature”.

Nel saggio dal titolo “I due mandati del presidente Giorgio Napolitano” Occhetta sottolinea i tratti caratteriali che hanno caratterizzato l’undicesimo Presidente della Repubblica enfatizzandone il ruolo politico e la figura di garante.

IL CARATTERE

Il ritratto di Napolitano ad opera di Occhetta sottolinea tra l’altro la sobrietà istituzionale del presidente dimissionario. “Tuttavia – si legge nel saggio in via di pubblicazione – la sua personalità elegante e ieratica insieme al suo carattere introverso non lo hanno avvicinato al personale del Palazzo, che è composto da quasi 1.000 persone, di cui più della metà sono militari (corazzieri, Forze armate, polizia ecc.); il suo kantiano senso «del dovere per il dovere» ha creato, senza volerlo, un clima di apprensione che egli stesso ha riconosciuto quando si è congedato dai suoi collaboratori: ‘Scusate se non ho sorriso abbastanza’”.

LE DUE RADICI

“La debolezza dei partiti e l’alternarsi di leader diversi in questi ultimi anni hanno costretto la figura del Presidente della Repubblica a occupare spazi per garantire al Paese un timoniere qualificato ad intra e un garante autorevole ad extra”, si legge nella rivista dei Gesuiti.

“Nel Presidente sono coesistiti, come ossimori, due radici che nutrono la cultura italiana. Anzitutto quella del riformismo sociale della corrente comunista migliorista, a cui Napolitano apparteneva, e quella della tradizione liberale, attenta ai diritti e alle libertà individuali della tradizione americana, che Napolitano aveva conosciuto per essere stato il primo dirigente comunista a ottenere, nel 1978, il visto che gli avrebbe permesso di diventare il ponte politico tra la sinistra italiana e gli Usa”, scrive Occhetta.

LA MONARCHIA COSTITUZIONALE MODERATA

Prese in mano le redini dello Stato verso la fine del 2011, Napolitano mostra il suo lato di presidente politico: “È in questo periodo che modella de facto, sul potere del suo scettro, una monarchia costituzionale temperata”.
Ed è qui che il Presidente della Repubblica da “garante diventa governante”: “Appoggia Fini da garante, prepara il governo Monti da governante a causa dell’emergenza data dall’Europa, dal Fondo monetario, dal livello alto dello spread e dai titoli di Stato invenduti”.

Occhetta ricorda come la sua presidenza abbia resistito ai duri attacchi della Lega nord e dell’Italia dei Valori di Di Pietro, affronta la caduta di Monti e la candidatura di Letta fino a parlare dell’appoggio di Napolitano “all’operazione di Todi — con Riccardi, Balduzzi, Passera, la Coldiretti, la Cisl di Bonanni ed altri — per cercare di ricompattare il mondo cattolico, e nomina la commissione dei saggi (solo uomini) rappresentativa di tutti gli schieramenti per ripensare le riforme costituzionali”.

SUPPLENTE DELLA POLITICA

Gli ultimi anni al Quirinale Napolitano ha svolto per Occhetta il ruolo di “supplente della classe politica”: “La società civile e le organizzazioni strutturate (dei lavoratori, degli imprenditori, del terzo settore) hanno considerato il Presidente come il più affidabile interlocutore presso il Governo e il Parlamento”, osserva il gesuita nel suo saggio in uscita su la Civiltà Cattolica.

MISSIONE EUROPA

Nel suo primo messaggio davanti al Parlamento, riunito in seduta comune dopo il giuramento, il 15 maggio 2006, Napolitano ha reso invece pubblica la missione a cui si sentiva chiamato: “l’impegno europeistico”: “Quella missione è stata compiuta – ha scritto Occhetta -. Al termine dei suoi due mandati egli ha trasformato la presidenza della Repubblica nella più credibile istituzione europea del nostro Paese. È il Presidente che ha garantito all’Europa gli impegni che si assumeva l’Italia e la credibilità che una parola data vale per sempre”.

Gli esempi potrebbero essere tanti ma Occhetta ne cita alcuni: “Nell’autunno del 2011, mentre la crisi economica stava stravolgendo il Paese, egli ha garantito le istituzioni internazionali e le cancellerie europee. Basterebbe ricordare un dato: il 25 maggio 2010 si reca alla Casa Bianca per incontrare il presidente Obama, che sceglie di incontrare lui, anziché l’allora presidente del Consiglio Berlusconi, per stabilire le misure da prendere per arginare gli attacchi speculativi all’euro in piena crisi economica che toccava anche il dollaro. Poi lo incontrerà per altre sei volte”.

Per smentire le tesi di chi criticò il suo ‘tipo’ di europeismo, come Galli della Loggia che sul Corriere lo etichettò come nuovo ‘mito’ e ‘ideologia ufficiale’ della Repubblica, Occhetta oppone i fatti e dichiara: “Per Napolitano, l’Europa è futuro, una seconda patria, una federazione, ma anche un processo e un sogno da realizzare”.

LE RIFORME

La seconda eredità che Napolitano consegna all’Italia di cui parla Occhetta sul quindicinale dei gesuiti sono le riforme. “Quando il 20 aprile 2013 viene rieletto al sesto scrutinio con 738 voti, davanti al Parlamento riunito in seduta comune richiama i partiti alla loro responsabilità: ‘Alla richiesta di riforme e rinnovamento non si sono date soluzioni soddisfacenti. Hanno prevalso contrapposizioni, calcoli di convenienza e lentezza’”.

“Eppure – ha spiegato Occhetta – nel pensiero di Napolitano le riforme non vanno fatte per restaurare la facciata delle istituzioni, ma per trovare un nuovo rapporto tra Stato e cittadini, tra rappresentanti e vita democratica”.

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