Charlie Hebdo è ripartito, come dice la copertina della rivista francese, sei settimane dopo il numero dei “sopravvissuti” alla strage del 7 gennaio scorso. È ripartito con una (brutta) vignetta di Luz che mostra un povero coniglietto (o animale del genere) che corre con “Charlie” tra i denti, inseguito da una muta di bestie feroci, che sembrano rappresentare la Le Pen, il Papa, gli islamisti, Sarkozy e un gruppo di occhi cattivi con la scritta BFM, importante televisione di informazione francese.
Il settimanale satirico ricomincia con 220 mila abbonamenti e la vendita di circa 8 milioni di copie del numero dei “sopravvissuti”, quello del 14 gennaio; quindi con tanti soldi e sette vignettisti in meno uccisi dalla furia omicida dei fratelli franco-algerini Kouachi. La redazione è stata rimessa in piedi alla meno peggio; ma i limiti del giornale appaiono in tutta la loro evidenza.
La linea editoriale è chiara, come dice Luz stesso: “Contro gli oscurantisti religiosi, politici, economici, ecc… contro il nucleare, contro le politiche liberali, come quella di Macron (Ministro socialista dell’Economia), per esempio…”. In poche parole si ricolloca nell’area comunista originaria, che in Francia non gode di grande popolarità.
Il meglio dei cervelli del settimanale è stato ammazzato. Luz, che è stato scelto tra l’altro per le copertine, all’inizio di questo mese ha dichiarato: “Tutto questo (quello che è successo) è assurdo. I soldi che abbiamo, è assurdo. I lettori che abbiamo, è assurdo. L’appoggio che abbiamo, è magnifico, ma è anche assurdo. Non so come faremo per uscire da tutte queste assurdità. Non ne ho alcuna idea…”. Da queste poche parole sembrerebbe che l’assurdo sia lui, il povero Luz, del tutto inadeguato al ruolo di una bella satira libera che tutta la Francia e non solo, ha sperato di trovare in lui e nel suo giornale.
È difficile per Charlie Hebdo assumere nuovi vignettisti bravi; si dice per il pericolo a cui sono esposti con gli islamisti; ma forse non è del tutto così; molti non vogliono andare a lavorare in un giornale troppo politicizzato, di area comunista, e con colleghi di assoluta modestia. E quindi la redazione, nonostante i soldi e l’ondata di appoggio dopo il massacro dell’11 gennaio, è in grave difficoltà di idee e di organizzazione del lavoro.
D’altro lato le cose non sono chiare neppure sull’impiego della massa dei soldi piovuti sul giornale (si parla di 15 milioni di euro). Patrick Pelloux, il vecchio (non di età) croniqueur e uno dei leader del settimanale, medico urgentista, sopravvissuto per miracolo alla strage e stimato da tutti, anche se schierato politicamente nell’area comunista, ha spiegato che i soldi dovranno essere dati alle famiglie dei giornalisti morti e non solo; anche alle famiglie dei non giornalisti uccisi nella strage. Ed ha elencato le necessità delle famiglie, una per una. “Se ci fosse la minima malversazione, il minimo malfunzionamento (del progetto), sarei il primo ad avvisare non solo i media, ma anche la giustizia e le famiglie. Non è una minaccia; è una certezza”.
Quindi i problemi di Charlie Hebdo non sono di poco conto. Prima della strage il giornale era sull’orlo del fallimento economico. Ora sembra sull’orlo di un fallimento giornalistico. La satira non è vincente quando è solo settaria. D’altra parte fare disegni satirici è da sempre una professione molto raffinata, difficile ed elitaria. Quindi dovrebbe esserci un forte rinnovamento nella linea di Charlie Hebdo e anche nella sua redazione. Il grande movimento di solidarietà scattato dopo la strage si è retto sulla difesa del libero pensiero e della sua espressione; contro i fondamentalismi, religiosi o politici che siano.
Il numero in edicola oggi sembra invece l’espressione di una redazione chiusa a riccio su se stessa, vecchia, settaria e oltretutto poco professionale. Ne hanno stampate 2,5 milioni di copie. Forse la curiosità della gente risponderà alle loro previsioni. Ma se queste sono le premesse il futuro di Charlie Hebdo tornerà ai 10 mila abbonamenti di prima della strage. Peccato! La Francia (ma anche l’Europa) avrebbe bisogno di un bel giornale satirico, intelligente e aperto, ironico e non ringhioso, rispettoso dei valori umani e non conformista.
L’ondata di solidarietà per Charlie Hebdo poteva essere l’occasione per costruire questo giornale; purtroppo tutto lascia pensare che non sarà così.