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Che cosa è successo tra Vaticano e Messico sull’Argentina

Quando uno Stato sovrano convoca l’ambasciatore di un altro Stato sovrano e quest’ultimo, poi, consegna una nota ufficiale di chiarimento, significa che è divampato senz’altro un caso diplomatico.

IL NODO DEL CONTENDERE

Protagonisti del singolare incidente sono il Messico e la Santa Sede e la causa di tutto è una mail inviata per conto del Papa al suo vecchio amico Gustavo Vera, responsabile di una organizzazione non governativa argentina, la “Alameda”, impegnata anche a combattere il fenomeno della tossicodipendenza nelle ville miseria, l’immensa megalopoli di baracche che circonda Buenos Aires. Nel dettaglio, il Pontefice si sofferma sui sempre più numerosi fenomeni di violenza nella sua terra natale e la crescente pericolosità del narcotraffico, cui segue come ovvia conseguenza l’impennata del consumo di droga.

LA FRASE “INCRIMINATA”

Nella mail, Francesco scriveva: “Grazie per la tua corrispondenza. Vedo il tuo lavoro, inesauribile, marciare a tutto vapore. Chiedo molto a Dio che protegga te così come tutti gli alamedenses. E magari si sia in tempo per evitare la messicanizzazione. Ho parlato con alcuni vescovi messicani e la cosa è da terrore”. Il messaggio annunciava poi l’imminente partenza per la settimana di esercizi spirituali ad Ariccia e chiedeva una preghiera di accompagnamento.

LA REAZIONE DEL GOVERNO MESSICANO

Come nota Paolo Rodari su Repubblica, si tratta di “parole private, da amico ad amico, ma che rese pubbliche sono bastate a scatenare la reazione messicana”. Reazione che è stata tutt’altro che tenera. A finire nel mirino, in particolare, due parole: “Evitar la mexicanización”. A intervenire è stato direttamente il ministro degli Esteri, José Antonio Maede, che durante una conferenza stampa ha espresso la sua “tristezza e preoccupazione” per le parole del Pontefice, annunciando al contempo l’invio di una nota di protesta a Roma e la convocazione del nunzio apostolico a Città del Messico, mons. Christopher Pierre. Il ministro ha aggiunto che “il narcotraffico è un tema condiviso da molti Paesi, una sfida riguardo alla quale il Messico ha già realizzato sforzi enormi, e ha dimostrato un grande impegno”. Inoltre, “più che cercare di stigmatizzare il Messico o qualsiasi altra regione, è necessario lavorare per avere una migliore comprensione del fenomeno e migliori spazi di dialogo”.

“SI ESPRIME SOLO LA PREOCCUPAZIONE PER IL TRAFFICO DI DROGA”

Gustavo Vera, che quella mail l’ha diffusa, ha chiarito che le frasi del Papa rientravano “nell’ambito di uno scambio di opinioni sul problema della criminalità” e che nella lettera “si esprime semplicemente la lunga preoccupazione per il traffico di droga crescente nel Paese e per il suo attecchimento”.

LA NOTA DELLA SEGRETERIA DI STATO

In serata è dovuta intervenire anche la Segreteria di Stato per chiarire i termini della questione e cercare di smorzare il caso. L’ha fatto con una Nota ufficiale consegnata direttamente all’ambasciatore del Messico presso la Santa Sede. Come ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, “il Papa non intendeva ferire i sentimenti del popolo messicano, che ama molto, né misconoscere l’impegno del governo messicano nel combattere il narcotraffico”. La Nota “mette in luce che evidentemente il Papa non intendeva altro che rilevare la gravità del fenomeno del narcotraffico, che affligge il Messico e altri paesi dell’America latina.


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