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Regionali, ecco tutte le tensioni dentro Pd, Lega, Forza Italia e Area Popolare

Dal duello tra Matteo Salvini e Flavio Tosi dentro la Lega Nord che rischia di compromettere la vittoria di Luca Zaia in Veneto al caos delle primarie del Pd in Campania, rinviate per quattro volte e ancora a rischio. Fino ai dissidi interni a Forza Italia in Puglia e ad Area Popolare che parte già divisa. A meno di tre mesi dalle elezioni regionali il quadro politico è incerto in entrambi gli schieramenti, anche se le maggiori fibrillazioni sono nel centrodestra.

TRA NCD E LEGA, DOVE VA IL PENDOLO DI FORZA ITALIA

Due settimane fa sembrava aver sancito l’asse con la Lega a scapito del Nuovo Centrodestra. Adesso invece Silvio Berlusconi guarda al centro, terrorizzato com’è dall’eventualità di perdere la Campania. Per blindare il bis di Stefano Caldoro, l’ex premier vuole chiudere l’accordo con l’Ncd di Angelino Alfano sacrifidcando l’alleanza con la lista del Carroccio “Noi con Salvini”, della quale ancora non si conosce il reale peso nel Mezzogiorno. Una mossa, questa, che rimescola le carte in Veneto e ribalta (per l’ennesima volta) la linea dei berlusconiani: se da un lato dicono di aver rotto il Patto del Nazareno con Matteo Renzi, dall’altro prendono le distanze dalla Lega per avvicinarsi da Area Popolare. Questa incertezza di strategia, insieme al commissariamento del partito in Puglia con Luigi Vitali, ha fatto infuriare Raffaele Fitto, ma almeno nel tacco dello Stivale la coalizione a sostegno di Francesco Schittulli ha trovato un’unità di intenti.

Dove invece Fi rischia la crisi di identità è nelle Marche, se è vero che lì i berlusconiani sono attirati dalle sirene del governatore uscente ex Pd, Gian Mario Spacca. Convergendo su di lui insieme a ad Area Popolare, finirebbero per sostenere proprio colui che hanno avversato per dieci anni in consiglio regionale. Ma tant’è.

In Toscana e in Liguria i rapporti sempre più tesi con il Carroccio potrebbero portare a candidature separate nel centrodestra: nel primo caso, i verdiniani di Fi sostengono la corsa del moderato Giovanni Lamioni, presidente della Camera di commercio di Grosseto, nel secondo invece il coordinatore regionale Sandro Biasotti sponsorizza il presidente dell’Ance Genova, Federico Garaventa.

Situazione ribaltata in Umbria: da quelle parti gli azzurri potrebbero convergere sul candidato sostenuto anche dal Carroccio, il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, forte di tre liste civiche di stampo popolare. In Veneto, infine, se davvero saltasse l’accordo con la Lega, Fi sarebbe pronta a correre con Ncd e Udc e, alla luce dell’intervista di ieri a la Stampa, il candidato anti-Zaia potrebbe essere il sindaco di Verona, Tosi.

AREA POPOLARE E’ GIA’ DIVISA

Il nuovo soggetto politico scaturito dalla fusione dei gruppi parlamentari di Ncd e Udc rischia di naufragare contro il primo scoglio presentandosi diviso alle regionali. In Puglia l’Udc ha stretto l’accordo col candidato del Pd, Michele Emiliano, nonostante la contrarietà del segretario nazionale, Lorenzo Cesa, mentre l’Ncd sta con Schittulli. In Campania sia Ncd che Udc hanno posizioni contrastanti al loro interno tra chi vuole stare col Pd, sulla falsariga del governo nazionale, e chi non intende abbandonare Caldoro: tra gli alfaniani strizzano l’occhio ai dem il capogruppo, Ugo De Flaviis, e il coordinatore regionale Gioacchino Alfano, così come nello scudocrociato non vuole sentire parlare di centrodestra il deputato Giuseppe De Mita, a differenza del coordinatore regionale Pasquale Sommese. Situazione analoga in Umbria e nelle Marche: in entrambi i casi l’Ncd sta col candidato del centrodestra o comunque alternativo al Pd mentre l’Udc prende le distanze. Solo in Toscana Area Popolare si è espressa in maniera compatta per Lamioni, mentre in Liguria esponenti del partito di Alfano hanno apertamente sostenuto la candidata renziana Raffaella Paita alle primarie. Discorso a parte per il Veneto: lì entrambi i partiti sono saldamente nel centrodestra ma è la Lega a non volerli.

LO PSICODRAMMA DE PD IN CAMPANIA

In Puglia, nonostante le tensioni con Sel, Emiliano non è in discussione. Nelle Marche si celebreranno le primarie domenica prossima 1 marzo. In Toscana e in Umbria si ricandidano Enrico Rossi e Catiuscia Marini. La Paita, dopo aver vinto le tormentate primarie in Liguria, è pronta a conquistare la Regione, vista la divisione del centrodestra e l’incapacità delle sigle di sinistra di schierare uno sfidante all’altezza. Spera invece di approfittare delle guerre venete del Carroccio Alessandra Moretti. Insomma, il quadro del Pd è ben definito in tutte le regioni tranne che in Campania. Lì è in atto da mesi uno psicodramma ormai ai limiti del grottesco, con primarie spostate per quattro volte e ancora incerte nonostante i manifesti pubblicitari indichino domenica prossima come il giorno fatidico. Tre i candidati del partito in campo: il condannato (in primo grado) e sospeso da sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, l’eurodeputato bassoliniano Andrea Cozzolino, l’ex Sel Gennaro Migliore. A loro si aggiungono il socialista Marco Di Lello e Nello Di Nardo dell’Idv.

Tuttavia, c’è chi ancora dentro al Pd lavora per fare saltare queste primarie (come il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro) cercando il 60% di firme di delegati dell’assemblea regionale per proporre la candidatura unitaria dell’ex ministro Luigi Nicolais, attualmente presidente del Cnr. Da Roma Renzi e il suo vice Lorenzo Guerini hanno provato più volte a farle saltare, cercando di scomodare (tra gli altri) il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, e il Guardasigilli, Andrea Orlando. Tutto inutile, nessuno si vuole prendere la briga di guida un partito falcidiato dalle lotte tra capibastone, frastagliato in miriadi di correnti e sottocorrenti e in perenne guerra interna con scontri tra bande dei vari territori.

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