Troppo spesso, e lo si sostiene da meridionali come il sottoscritto, la stampa al Sud (e non solo al Sud, diciamo la verità) indulge a un ribellismo anti istituzionale e anti capitalistico che ha effetti nefasti sull’informazione e la formazione dei cittadini.
Si tende a dare più eco a facili proteste e a sentimenti da ambientalismo ideologico che a una pacata riflessione sulle ricadute positive di sviluppo e infrastrutture, anche ad opera dei privati.
Nel Mezzogiorno questo intreccio perverso ha uno dei culmini nel gasdotto Tap, progetto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa, culminando il tragitto sul fondale ionico e adriatico in Italia e precisamente in Puglia. In provincia di Lecce, dove terminerà l’infrastruttura, ferve la protesta del movimento No Tap, che si oppone alla realizzazione dell’impianto.
Questa ribellione è sovente assecondata dalla politica locale. Un film già visto con le decine di proteste di gruppi antagonisti che attraversano l’Italia (e talvolta, con minore intensità, l’Europa): No Tav, No Nuke, No Coke, No Muos, No Triv. Tutte figlie dello stesso concetto di fondo, la sindrome Nimby che pervade ormai qualsiasi comunità toccata da opere pubbliche e private. E contraddistinta dalle medesime caratteristiche: un’opposizione preconcetta a opere strategiche per lo sviluppo.
Se è vero, come già scritto in passato, che da un lato tali movimenti rappresentano il sale stesso della democrazia e sono da ascoltare e guardare con attenzione e rispetto quando non sfocino nella violenza più ingiustificata e ingiustificabile, dall’altro però si caratterizzano sempre più per la loro voglia di offrire delle “non risposte” ai problemi del presente e dell’immediato futuro.
Per questo non può non essere rimarcato con sollievo come un grande quotidiano meridionale come La Gazzetta del Mezzogiorno, con la firma di Tonio Tondo abbia voluto smarcarsi da un certo fanatismo che permea anche rappresentanti delle istituzioni, contestando con razionalità alcuni assunti del primo cittadino di Melendugno.
“«Siamo pronti ad opporci a tutto», è il grido di battaglia del giovane sindaco di Melendugno, Marco Potì, dopo l’ultimo via libera del Tar Lazio ai carotaggi avviati dal consorzio Tap e sospesi dal Comune” scrive Tondo.
Potì, prosegue la Gazzetta, “si è detto sorpreso dal fatto che lo Stato e le sue amministrazioni, in questa vicenda l’avvocatura, invece di schierarsi con un altro pezzo dello Stato, cioè un’amministrazione locale che protesta, scelga di schierarsi con un’impresa privata come il consorzio che ha presentato il progetto per realizzare e gestire il metanodotto. È un modo di ragionare per lo meno strano, meglio di comodo. Per due motivi, essenzialmente: il primo riguarda evoluzione e natura del diritto e i rapporti tra l’iniziativa privata e i poteri pubblici con i loro quadri legali. È da decenni, anzi da alcuni secoli, che il valore pubblico di un’opera, infrastruttura o servizio che sia, dipende solo dalla sua finalità d’uso e non dalla natura giuridica della proprietà. Non c’è nessuna differenza tra un ospedale di proprietà statale o regionale e privato. Tutti assistono i malati, al di là di chi amministra l’ospedale. Anzi, le informazioni rivelano che gli ospedali gestiti da privati sono più efficienti del pubblico”.
La seconda ragione, conclude Tondo, “richiama il valore e il significato dell’infrastruttura che oltrepassano la stessa rilevanza dell’investimento finanziario e tecnico… Intanto, in prima battuta risponde alla sicurezza e alla differenziazione degli approvvigionamenti energetici dell’Italia e poi dell’Europa, sottraendoci in parte ai condizionamenti della russa Gazprom, utilizzata da Putin come arma di ricatto nei rapporti con l’Occidente… La libertà del nostro Paese e la sua prosperità sono strettamente legate alla possibilità di utilizzare alternative diverse nell’approvvigionamento di energia. L’attenzione rigorosa alle garanzie del rispetto ambientale e del paesaggio, oltre alla rappresentanza degli onesti interessi economici della comunità di Melendugno, non è proporzionale al numero dei ricorsi giudiziari. Non è nelle aule giudiziarie che si ottengono i miglioramenti e le mitigazioni. Solo un confronto tecnico e pragmatico può portare a risultati positivi“.