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Taxi, Ncc e porti. Chi ha guidato le liberalizzazioni (mancate) nei trasporti

C’erano tutte le raccomandazioni mandate nell’arco del 2014 dall’Autorità Antitrust al Parlamento nelle prime bozze del ddl Concorrenza approdato venerdì in Consiglio dei ministri. Ma il testo si è rivelato assai più leggero del previsto. (leggi qui tutte le novità delle liberalizzazioni).

Tra i grandi assenti, o le comparse, ci sono i trasporti. Lo stop al riassetto dei settore è stato in parte caldeggiato dallo stesso ministro delle infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. “L’apertura del mercato prevista dal ddl concorrenza è uno degli obiettivi del Governo, ma dove ci sono dei processi di riforma dei singoli settori in atto, le norme relative vengono accorpate nei singoli disegni di legge”, ha detto Lupi.

Intanto l’Autorità dei trasporti su taxi e ncc sta convocando le parti in causa, segno che la partita non è ancora chiusa.

COSA È SALTATO

Il ddl Concorrenza, secondo le anticipazioni diffuse nelle settimane precedenti, avrebbe dovuto modificare il regime relativo a taxi e noleggio con conducente risalente al 1992, abolendo innanzitutto l’obbligo di situare la sede del conducente del mezzo e della rimessa esclusivamente nel territorio del Comune che ha rilasciato l’autorizzazione. A cadere inoltre sarebbe dovuto essere l’obbligo per cui le auto a noleggio con conducente possono ricevere prenotazioni solo presso l’autorimessa. Un provvedimento che è stato letto come un favore a servizi Ncc come Uber, che offrono applicazioni che sostituiscono le prenotazioni via radio e telefono dei taxi tradizionali.

LA RIVOLTA DEI TAXI

Come accaduto in passato, la sola possibilità che l’approvazione di tali norme avesse realizzato la “piena sostituibilità” tra taxi e Ncc, ha scatenato la reazione dei taxisti, che il 17 febbraio hanno attaccato a Torino la sede dell’Autorità dei trasporti. “È bastata bloccare Torino per mezza giornata per mandare a “quelli di Roma” un messaggio chiaro: volete che vi blocchiamo il Paese nell’anno dell’Expo? Detto fatto, l’articolo che doveva fare cadere le barriere che ostacolano l’attivita di Uber o dei noleggi con conducente è svanito”, ha commentato Paolo Baroni su La Stampa.

Il ministro dei Trasporti Lupi ha assicurato però che le misure sulle auto con conducente saranno rinviate ad una legge delega già prevista dal Milleproroghe.

GLI INCONTRI

La partita tra taxi, Uber e servizi affini, quindi, sembra solo rimandata. L’Autorità dei trasporti ha ascoltato la scorsa settimana i taxisti, Uber e le aziende Ncc, l’Anci e la Conferenza Stato-Regioni. Giovedì toccherà invece alle associazioni dei consumatori e venerdì alle società che gestiscono piattaforme tecnologiche di trasporto.

L’Autorità presieduta da Andrea Camanzi verificherà l’offerta del servizio taxi, le tariffe, i criteri di assegnazione delle licenze.  “Secondo fonti – si legge sul Corriere della Sera – entro Pasqua dovrebbe avere fissato le regole sull’autotrasporto non di linea e inviato le segnalazioni al Parlamento per adeguare la legge: nata 23 anni fa quando gli smartphone non c’erano”.

LA RIFORMA DEI PORTI 

Della segnalazione annuale dell’Antitrust, che ha fatto da guida al lavoro dei tecnici del ministero dello Sviluppo, è stata rinviata anche un’altra richiesta in tema di trasporti:
nel testo definitivo del ddl concorrenza è saltata la riforma dei porti che puntava a una netta separazione in capo alle Autorità portuali, dell’attività di impresa da quella di regolatore e controllore del porto, limitandole a quest’ultimo ambito esclusivo. Le restanti attività sarebbero dovute essere messe a gara con evidenza pubblica. Anche in questo caso Lupi ha spiegato di aver in cantiere una legge ad hoc.

LE PROTESTE

A protestare sono stati i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, che hanno giudicato “preoccupante la diatriba di competenze tra ministero dei Trasporti e quello dello Sviluppo economico”. Secondo le organizzazioni sindacali, “il sistema di regole vigente nei porti va mantenuto, in quanto garantisce stabilità e qualificazione del lavoro, sicurezza di tutti gli addetti, della navigazione e dell’utenza e l’attuale regolamentazione dei servizi tecnico nautici è garanzia per la sicurezza nei nostri scali”.

A dire no alle norme sulla portualità previste dal ddl Concorrenza era stata anche Assoporti. L’associazione ha invece valutato “positivamente il lavoro che il Governo e il ministero delle Infrastrutture e trasporti hanno avviato per definire il piano nazionale strategico della portualità e della logistica”.

TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

Il ddl avrebbe dovuto prevedere anche il possibile ingresso dei privati nel trasporto pubblico locale, la razionalizzazione delle società pubbliche e dei servizi a loro affidati e obblighi di compensazione di eventuali squilibri economici dei contratti di servizio pubblico di trasporto ferroviario.

“Le misure per ampliare la concorrenza nel settore pubblico, a prima vista – ha scritto Carmine Fotina sul Sole 24 ore – , avrebbero fatto bene alla concorrenza nel settore”.

L’Antitrust aveva sottolineato infatti “la necessità di intervenire nei servizi pubblici locali e nelle società pubbliche al fine di superare quel “capitalismo pubblico” che non consente di raggiungere adeguati livelli di efficienza e di qualità dei servizi”.

La proposta dell’Autorità era di aprire a imprese diverse dai concessionari pubblici, alcuni servizi come i trasporti turistici e i collegamenti con porti, aeroporti e stazioni ferroviarie, anche in sovrapposizione alle linee gestite in regime di esclusiva.

“Niente da fare anche in questo caso in cui non è difficile intravedere lo zampino del ‘partito dei sindaci’, sempre geloso delle attività delle partecipate”, ha commentato Baroni su la Stampa.

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