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Tutte le tensioni fra Atene, Bruxelles, Berlino e Mosca

Il premier greco Alexis Tsipras, per il momento, si è imposto sulla scena europea con la forza di un ciclone: per i “falchi europei” rappresenta un pericoloso trascinatore di folle, per i cittadini insoddisfatti dell’Europa una sorta di “star” e per i socialisti europei un interessante “bottino di voti” da attirare nel gruppo parlamentare S&D (attualmente Syriza è nel gruppo GUE al Parlamento europeo).

Esiste tuttavia una sorta di consapevolezza dei leader europei che Tsipras gode delle simpatie di una parte dell’elettorato europep, e questo preoccupa alquanto soprattutto la famiglia PPE in Europa (di cui è espressione Juncker) che teme un contagio in vista delle prossime elezioni nei vari Stati europei.

L’ex premier inglese Tony Blair in una intervista al Financial Times ha spiegato che vede la crisi greca come un sintomo di problemi più ampi all’interno dell’area euro e che, se da una parte l’onere del debito imposto alla Grecia è insostenibile, è altrettanto vero che il governo greco dovrebbe iniziare a fare le riforme strutturali necessarie per una  ripresa.

Per quanto riguarda invece l’area tedesca e “affiliati vari”, i bene informati dicono che se da una parte il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble sostiene che “nessuno al di fuori dalla Grecia può essere ritenuto responsabile per i problemi greci”, dall’altro il tedescofilo Juncker arriva a fare un mea culpa  dicendo che “i cittadini greci sono stati sanzionati pesantemente negli anni passati, feriti nella loro dignità” e che lui aveva già “messo in discussione la Troika in campagna elettorale, ribadendo che servivano misure più intelligenti”.

Emerge dunque una Europa spaccata con i cittadini dei Paesi virtuosi (tra questi i tedeschi) irritati dalle richieste di riduzione del debito della Grecia, e i cittadini dei Paesi in crisi che guardano a Tsipras come a una sorta di Robin Hood che attira consensi, fomentando la nascita e la crescita di formazioni populiste in Europa.

Ieri si sono susseguite una serie di dichiarazioni: la proposta di Beppe Grillo di istituire un fronte anti-austerità, la risposta del leader del partito spagnolo Podemos, Pablo Iglesias, che considera interessante la proposta di Grillo, e l’appello dell’eurodeputato di Syriza, Dimitrious Papadimoulis che ha dichiarato: “Siamo pronti a dialogare con tutti quelli che chiedono la fine dell’austerità e il passaggio a una politica di crescita”.

Nel frattempo sempre ieri a Bruxelles si sono riuniti i ministri delle Finanze dei Paesi membri dell’euro, proprio per iniziare a parlare della questione del debito greco. L’incontro è servito solo a chiarire le rispettive posizioni: da una parte il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis che ha chiesto una soluzione ponte di 6 mesi per arrivare alla definizione di un nuovo accordo; dall’altra il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che ha ribadito: “Ognuno è libero di fare quello che vuole ma un programma esiste e o viene portato a compimento o non abbiamo più un programma”.

Sul fronte Grecia la partita è ancora aperta, le negoziazioni continuano e come ha dichiarato il Commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici si sta lavorando per arrivare a un “buon accordo” che “tenga conto del risultato elettorale, di cui non si può non tenere conto ma anche il Governo deve riconoscere che esiste un programma”.

Mentre l’Europa è in “fibrillazione”, arrivano invece proposte chiare alla Grecia da parte della Russia di Putin, che fa sapere attraverso il ministro degli affari esteri Serghiei Lavrov che “prenderanno in considerazione la possibilità di concedere aiuti finanziari alla Grecia se tale richiesta arriverà”. La partita Grecia è aperta, ed è appena iniziata.

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