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Area Popolare di Alfano deve lavorare con Fitto, Tosi e Zanetti. Parla Pizzolante (Ncd)

La nascita di Area Popolare sancita dal notaio deve essere l’avvio di una fase costituente per un nuovo percorso politico. Ne è convinto Sergio Pizzolante, deputato del Nuovo Centrodestra con pedigree socialista, che a Formiche.net spiega come “la fusione tra Ncd e Udc non può essere il progetto ma la base da cui partire, perché se ci fermassimo a questa somma di partiti faremmo un’operazione molto piccola, una mini Dc che non servirebbe a niente e a nessuno”.

UN NUOVO CENTRO LIBERALE

Area Popolare, dunque, “deve segnare l’inizio di una fase costituente nuova per una forza di centro e liberale, di un centro liberale sul modello dell’Ump francese di Sarkozy, capace di parlare al ceto medio italiano e accompagnarlo verso la ripresa”. Per mettere in campo una tale operazione, non basta sommare due piccoli partiti. “Proprio a partire da Area Popolare – continua Pizzolante – si deve aprire un cantiere che guardi a forze politiche vecchie e nuove oggi in campi. Penso a gruppi che in questa fase si stanno allontanando da Forza Italia, come i Ricostruttori di Raffaele Fitto, ad alcuni movimenti territoriali come Marche 2020 di Gian Mario Spacca o ai Moderati di Giacomo Portas in Piemonte e allo stesso Flavio Tosi il cui progetto va ben oltre il Veneto”. Inoltre, guardando all’attuale governo, il deputato riccionese considera parte di questo ragionamento “anche Scelta civica guidata dal sottosegretario Enrico Zanetti”. “Si tratta – sottolinea – di avviare un percorso per la ridefinizione di una identità programmatica e strategica di un centro liberale che in questa fase fa le riforme con Matteo Renzi preparandosi però a un cammino autonomo nel futuro se il premier non rompe gli ultimi ponti con la sinistra statalista e sottomessa al potere giudiziario”.

LA COSTRUZIONE DELLA LEADERSHIP

Niente nomi calati dall’alto, però: “Se si sposa un’ipotesi di questo tipo, occorre avere il coraggio di rimettere in discussione tutto, leadership compresa” avverte Pizzolante. “Un movimento del genere ha la possibilità di muovere i primi passi soltanto se non ci sono nomenklature già prestabilite – spiega il deputato -. Occorrerà quindi essere disponibili al confronto per la leadership, facendo magari una sorta di primarie ma non come le organizza il Pd, più simili a quelle americane, con una platea molto ampia ma definita e certa. Io in questa sfida per la leadership voterò per Angelino Alfano, ma è chiaro che tale processo non parte con ruoli già precostituiti”.

FISCO, SPESA PUBBLICA E GIUSTIZIA

Tre temi dai quali ripartire “con una fortissima impronta liberale”. Innanzitutto le tasse, con un programma di abbattimento della pressione fiscale, quindi “un intervento pesante nella riduzione della spesa pubblica con una reale spending review” e infine – ma non per importanza – “la riforma per una giustizia giusta, per un riequilibrio dei poteri tra giudiziario e legislativo”. Pizzolante si dice poi “d’accordo” con l’editorialista del Corriere della Sera Angelo Panebianco: “Un Paese civile azzererebbe immediatamente tutto questo groviglio di leggi panpenaliste che dichiarano di fatto illegali l’attività politica e di impresa, da quelle su traffico d’influenza, reati ambientali e falso in bilancio, e soprattutto dopo l’ultima vicenda sulle intercettazioni telefoniche un governo liberale dovrebbe immediatamente fare un decreto legge per impedirne la pubblicazione scandalistica”.

IL CENTRODESTRA E’ MORTO

Nel ragionamento del deputato Ncd si parla di un “centro liberale”, non di centrodestra. E non a caso. “Il centrodestra è una categoria politica morta – sentenzia Pizzolante -, è stato un fallimento per molti aspetti, a partire da quello strategico e programmatico, dal momento che Silvio Berlusconi era sceso in politica per ridurre la burocrazia, abbassare le tasse e riformare la giustizia ma nulla di tutto questo è stato fatto”. Detto ciò, a sancire la parola fine alla ricostruzione del centrodestra c’è un altro elemento: “Nel momento in cui Berlusconi si allea con una destra lepenista come quella di Matteo Salvini, preferendolo ai moderati, chiude definitivamente la porta a qualsiasi ricostruzione di questa area politica”. Ecco perché chi ancora guarda in quella direzione, come la quasi ex capogruppo Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo, “fa una battaglia di assoluta retroguardia, oltre che isolata all’interno del partito”. “Oggi – conclude Pizzolante – non ci sono le condizioni per uscire dal governo, c’è però la necessità di starci dentro molto meglio rispetto al passato, facendo valere le idee di un centro liberale”.


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