Pubblichiamo l’editoriale di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm che sarà on line sabato 28 marzo
“Questo è l’anno dei contratti ed ora è il tempo in cui si preparano le piattaforme”. Carmelo Barbagallo, leader della Uil, lo va ripetendo da tempo e lo ha fatto anche ad un dibattito tenuto a Roma con tutti e tre i segretari generali del sindacato metalmeccanico. Si chiede sovente al sindacato di cambiare, ma fare contrattazione significa proprio rappresentare i diritti dei lavoratori, guardando al possibile sviluppo economico.
Preparare la piattaforma rivendicativa vuol dire costruire dal basso l’azione per la tutela dei lavoratori, senza rinunciare alla proposta. Servono, quindi, investimenti e risorse correlate, utili a sostenere l’industria nazionale ed il manifatturiero, in particolare. Nonostante la crisi abbia indebolito il nostro potenziale produttivo, rimaniamo il secondo Paese industriale in Europa, dopo la Germania, e la nostra industria che si regge sulle esportazioni continua ad andare a gonfie vele.
Il problema è rappresentato dal disagio vissuto dalle imprese che lavorano per il mercato interno: soprattutto quelle piccole e medie continuano a chiudere i battenti e cresce il numero dei disoccupati, soprattutto giovani. Servono con urgenza investimenti in capitale fisico, ricerca, sviluppo ed innovazione. Ma l’Italia ha anche un enorme ritardo, rispetto agli altri Paesi competitori, nelle infrastrutture materiali e digitali. La ripresa dipende in larga misura proprio dagli investimenti materiali ed immateriali, ma occorre individuare precisamente su quali settori indirizzarli e con quali risorse sostenerli.
In questo senso, si potrebbe prendere spunto da quello che hanno fatto gli Stati Uniti negli anni Ottanta e convocare degli Stati Generali sullo sviluppo al fine di riavviare la ripresa economica, rovesciare le aspettative, riconquistare la rilevanza di un tempo nella produzione manifatturiera continentale. L’Italia non ha ancora una politica industriale vera e propria, e a ben guardare, dalle centinaia e centinaia di progetti compresi nel pacchetto italiano recentemente inviato a Bruxelles per accedere ai finanziamenti del Fondo per gli Investimenti Strategici, si ricava l’impressione di questa difficoltà.
E’ importante puntare sugli investimenti diretti alla manifattura, perché questa voce rappresenta il collante dei grandi gruppi industriali in Italia e delle multinazionali che operano in Europa. Se si agisce qui, si può influire in prospettiva sul mercato mondiale, ma anche su quelle medie imprese italiane che riescono ad esportare fino agli spazi più redditizi del capitalismo internazionale. Questo è lo scenario che si apre al sindacato metalmeccanico che vuol essere riformista, moderno ed europeo: l’attuazione della contrattazione nel breve periodo e la proposta di investimenti mirati, subito dopo.
E il futuro prossimo? Una scrittrice che si chiama Paola Mastrocola ha le idee chiare a questo proposito: “Per avere un futuro –osserva- bisogna allontanare il presente. O almeno non eleggerlo a tempo dominante. Bisogna essere disposti a pagare un prezzo, per riconquistarsi il futuro:accettare la frustrazione temporanea dell’attesa”. Parole, mai come ora, che distinguono il cammino di chi è indispensabile alla giustizia sociale e al progresso economico.