Non ci sono veri e propri dossier aperti nel governo, né Palazzo Chigi ha allo studio ipotesi di intervento. Eppure la protesta dei dipendenti del Crediop, dopo i primi 61 licenziamenti degli scorsi giorni, ha acceso un faro anche da parte di ambienti della presidenza del Consiglio.
I RUMORS
Secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, personalità vicine alla squadra del premier Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio nelle scorse ore si sono attivate per comprendere se ci sono gli estremi per non disperdere competenze tecniche e potenzialità finanziarie del Crediop che ora è in liquidazione.
LE PAROLE DI AMATO
Giuliano Amato ha giudicato un “suicidio” aver rinunciato al Crediop (ceduto a Dexia e ora on liquidazione, ndr) che aveva “professionalita” sui finanziamenti delle opere pubbliche. Il Paese – ha detto oggi l’ex premier nel corso di un seminario sull’Iri all’Accademia dei Licei – “se ne è reso conto e ha ammucchiato le funzioni in Cdp”. “Aridatece er Crediop”, ha aggiunto Amato.
LA STORIA
Il mitico Crediop, il Consorzio per il credito delle opere pubbliche, fondato nel 1919 dal «padre dell’Iri» Alberto Beneduce, privatizzato nel 1994 e poi 5 anni dopo passato dall’allora Istituto Sanpaolo di Torino al gigante Dexia, è arrivato al capolinea, ha scritto negli scorsi giorni La Stampa con un articolo di Paolo Baroni. I governi di Francia e Belgio hanno infatti deciso di mettere in liquidazione il ramo italiano dopo aver nazionalizzato la casamadre che nel 2008 era stata travolta dal maxicrack dei titoli tossici che lei stessa aveva innescato.
IL PRESENTE
Il Gruppo Dexia – sostanzialmente fallito e nazionalizzato dagli Stati di Francia e del Belgio – attualmente ne detiene il 70% del capitale, le restanti quote sono detenute da importanti banche italiane: Banca Popolare dell’Emilia Romagna (10%), Banca Popolare di Milano (10%) e Banco Popolare (10%). Il Crediop, negli ultimi 10 anni prima della crisi, ha finanziato in Italia oltre 45 miliardi di euro di investimenti, dando lavoro e creando sviluppo.
LA NOTA DELLA CGIL
“I Governi di Francia e Belgio, d’intesa con la Commissione Europea – ha spiegato negli scorsi giorni un comunicati della Fisac Cgil – hanno recentemente deciso di mettere in liquidazione la Banca italiana, avviandola verso il licenziamento dei suoi 177 lavoratori e iniziando il trasferimento oltralpe di capitali, attività finanziarie e lavoro. Il personale e il know how hanno già iniziato ad essere dispersi. Il patrimonio, centinaia di milioni di euro di cui il 30% di proprietà di Banche popolari italiane, sarà bruciato nella liquidazione di un gruppo parastatale franco-belga. Gli asset – 18 miliardi di mutui e bond di Regioni, Province e Comuni italiani – saranno trasferiti all’estero e non potranno essere rinegoziati se necessario, aggravando la rigidità dei bilanci dei nostri Enti territoriali”.
LE ATTESE DEI SINDACATI
Dopo un presidio a inizio anno davanti al ministero dell’Economia, i dipendenti hanno manifestato davanti al ministero del Lavoro dove si discuteva dei primi 61 licenziamenti. Per i sindacati la soluzione ottimale, visto il valore pubblico dell’attività svolta dal Crediop, sarebbe quella di affiancare alle tre popolari socie di minoranza un soggetto pubblico, come ad esempio la Cassa depositi e prestiti, ha scritto Baroni del quotidiano La Stampa. E’ questa l’ipotesi che sta vagliando Palazzo Chigi?