Aspirano a governare l’Italia in piena autonomia e da una posizione centrale, “l’unica in grado di moderare gli interessi presenti nella società e di rendere partecipi alla democrazia tutti i cittadini”. E vogliono “proporre un rinnovato umanesimo fondato sulla centralità della persona, della famiglia, del lavoro, dell’impresa nella più alta accezione etica”.
Le ragioni di un’aggregazione
È questo l’orizzonte che anima la Federazione dei Popolari italiani, creata nel novembre 2014 per iniziativa di varie realtà della galassia cattolico-democratica: i Cristiano-democratici uniti di Mario Tassone, Rinascita popolare di Publio Fiori, Popolari per l’Italia di Mario Mauro, Associazione Democrazia cristiana.
Il cui presidente è Gianni Fontana, parlamentare della Dc dal 1972 al 1994 e responsabile dell’Agricoltura nel 1992 con il governo guidato da Giuliano Amato. A Formiche.net il politico veneto illustra i contenuti e le finalità di un percorso che vedrà una tappa fondamentale nell’assemblea prevista il 7 marzo nel Convento di San Sisto alle Terme di Caracalla di Roma.
Un’eredità attuale
I valori guida dell’iniziativa fanno parte del patrimonio storico del popolarismo di Luigi Sturzo: personalismo comunitario, vitalità dei corpi sociali intermedi, ruolo delle autonomie territoriali, solidarietà e sussidiarietà, economia sociale di mercato.
“Principi che non sono tramontati e che possono fruttificare in forme rinnovate nella modernità secolarizzata, caratterizzata dai tempi rapidi di Twitter e dalla scarsa attitudine all’ascolto. Perché sono cambiate le mappe della strada da intraprendere, ma non è venuto meno il bisogno della bussola”.
Nessuna ricostruzione della Dc
Il che non equivale a un ritorno alla Democrazia cristiana che abbiamo conosciuto. Ciò che Fontana aspira a ricostruire è una forza politica in grado di leggere la contemporaneità con il bagaglio culturale e spirituale inestimabile della Dottrina sociale della Chiesa: “L’unica lezione capace di farci uscire fuori dalla crisi in atto, come ripete Papa Francesco”.
L’approdo è riempire di energie nuove una democrazia italiana e occidentale “stanca e malinconica perché in debito di valori”. E ricollegarla ai problemi concreti delle persone restituendo loro speranza.
La sconfitta di una generazione
L’ex parlamentare e ministro appartiene alla generazione di politici Dc come Giovanni Goria, Calogero Mannino, Bruno Tabacci, “che non sono riusciti a reagire al declino dello Scudo crociato”.
È con “il sentimento di tale peccato” che Fontana vuole “riprendere il filo e far riemergere il fiume carsico dei cattolici attivi in politica”. Lo farà, rimarca, lavorando con umiltà in attesa che nuove generazioni con la tempra morale per le lotte civili prendano le redini di un progetto volto a “ridurre a una” le formazioni sparse dell’arcipelago popolare.
L’approdo è un’unica grande realtà “centrale più che centrista, non equidistante tra destra e sinistra ma capace di temperare gli interessi in gioco arginando quelli più forti attivi nella società. A partire dalla finanza, che deve essere a servizio dell’economia reale e non egemone. E per un’Europa unita politicamente, proiettata verso lo sviluppo, genuinamente solidale, aperta verso il Mediterraneo come era stata concepita dai padri fondatori”.
La laicità cristiana
È uno di loro, Alcide De Gasperi, che il politico veneto richiama a modello di “sintesi alte per rendere la democrazia l’abito di tutti i cittadini”. Nessuna mediazione fine a se stessa in un’ottica di moderatismo, ma rilancio dell’autonomia della politica cristianamente ispirata in uno spirito di laicità.
Ecco la parola chiave della prospettiva tracciata da Fontana, e che costituisce un punto di dissenso sensibile rispetto all’Area Popolare formata da Nuovo Centro-destra e Unione di Centro. A suo giudizio non esistono “principi non negoziabili”, poiché la politica ha il compito di conciliare le visioni etiche in campo.
E il politico cristiano deve agire con autonomia e responsabilità per tentare scelte spesso non facili. “Accogliendo l’illuminazione delle gerarchie ecclesiastiche, ma sapendo che accanto alla Bibbia egli ha come stella polare la Costituzione”. Per tale ragione l’ex ministro Dc critica “i tanti personaggi pubblici troppo attaccati alle sottane dei vescovi”.
E per motivi analoghi non ritiene l’ancoraggio al Partito popolare europeo – cui aderiscono Silvio Berlusconi, Denis Verdini, Maurizio Gasparri, e addirittura il premier ungherese nazional-populista Viktor Orban – la cartina di tornasole per costruire il programma di una grande forza democratico-cristiana.
Libertà di alleanze per le elezioni locali
Ragionamento che si riflette sul piano nazionale, e sul delicato rapporto con gruppi e schieramenti politici.
Per il voto regionale e locale di primavera, la Federazione dei Popolari riconosce ai propri aderenti la piena libertà di scegliere collocazioni e alleanze. A partire dall’appuntamento cruciale in Veneto.
La priorità, nel più genuino spirito sturziano, è “valorizzare le autonomie territoriali affrancandole dalla pesantezza burocratico-amministrativa ed evitando il rischio della reazione centralizzatrice”.
Nessuno spazio a destra
Considerazioni differenti riguardano il panorama politico nazionale. Nel quale, rileva l’ex parlamentare Dc, si staglia “il villaggio diroccato di un centro-destra in cui la personalità vincente rischia di essere Matteo Salvini con la sua deriva estremista indigeribile”.
Le critiche alla leadership di Renzi
Se nel versante conservatore attuale non vi sono margini di iniziativa, più articolato è il quadro del mondo progressista. Pur riconoscendo a Matteo Renzi “il dinamismo delle riforme soprattutto nel mercato del lavoro”, Fontana mantiene profonde riserve critiche verso il premier.
Ad alimentare perplessità è “la visione nazional-popolare dell’uomo solo al comando”. La politica, osserva citando Aldo Moro, “è un’attività corale di condivisione fondata sull’ascolto. Ed è meglio sbagliare insieme che aver ragione da soli”.
Quali partner per il cammino comune?
Alla luce di tali valutazioni, come si orienta la galassia associativa democratico-cristiana nell’interlocuzione con le componenti più affini presenti nel centro-destra e nel centro-sinistra? È preferibile un percorso comune con il Centro democratico-Per l’Italia di Tabacci e Lorenzo Dellai o con l’Area Popolare di Angelino Alfano e Pierferdinando Casini?
Nessuna risposta è arrivata. La discussione nella galassia Dc è vivace e aperta. L’opzione ideale per Fontana passa per la ricostruzione unitaria dell’intero mondo popolare e cattolico-democratico.
Lo stesso Scudo crociato, ricorda il politico veneto, presentava personalità eterogenee e molto lontane fra loro. “E il mondo cattolico a cavallo tra Otto e Novecento vedeva muoversi papalini e liberali, democratico-cristiani e filo-giolittiani, favorevoli al governo con i fascisti e con i socialisti”.