Leggo e sento dire che uno dei fattori che frenano gli investimenti verso l’Italia, in particolare dall’estero, è rappresentato dalla corruzione.
Leggo e sento dire meno, però, la seconda parte della verità, che non è contraddittoria ma complementare con la prima, purtroppo aggravandone gli effetti negativi: e cioè che quegli investimenti sono anche (io dico: soprattutto) frenati dal timore per l’incertezza del diritto che troppo spesso regna da noi, dal margine di indeterminatezza lasciato all’interpretazione giurisprudenziale, dalla durata infinita dei procedimenti.
Dinanzi a ciò, il Governo propone una riforma del reato di falso in bilancio che, personalmente, trovo molto preoccupante.
Se guardiamo oltre la contingenza e oltre le emotività, e soprattutto se consideriamo la vita concreta e quotidiana delle imprese, purtroppo trasversalmente ignorata da ampi settori della politica italiana, i dubbi restano enormi.
Certo, chi scrive è un parlamentare di minoranza. Ma davvero, al di là di ogni appartenenza e di ogni logica di contrapposizione faziosa, scongiuro Governo e maggioranza di ragionare su questi punti essenziali.
1. Siete davvero convinti che sia giusto prevedere il carcere (ripeto: il carcere) per il falso in bilancio?
2. Avete riflettuto a sufficienza sul fatto che molti elementi di un bilancio (dagli ammortamenti ai crediti, per citare solo esempi grossolani) sono essenzialmente fondati su stime, che, a un certo punto, possono essere contraddette dalla realtà?
3. Non vi pare che la valutazione di “limitata offensività” abbia un margine di discrezionalità troppo ampio lasciato all’interpretazione giurisprudenziale?
4. Non temete che, fatalmente, si creeranno discrasie per cui vicende analoghe saranno trattate in modo diverso da una città all’altra, da una Procura all’altra, da un Tribunale all’altro?
5. Non temete che la somma di questo nuovo falso in bilancio, più la fattispecie di autoriciclaggio (di recente approvata dalla maggioranza in una forma altrettanto ampia e vaga) possa portare nel circuito penale molte, troppe imprese, creando problemi immensi anche a quelle realtà imprenditoriali che, alla fine del percorso giudiziario, risulteranno in regola?
6. Non temete che con questi tempi di prescrizione si rischi di mettere le imprese sotto un’”alea” infinita?
(Estratto di un intervento di Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, pubblicato due giorni fa sul quotidiano il Sole 24 Ore, che si può leggere qui nella versione integrale)