“Ansaldo-Hitachi, qualcuno teme una Finmeccanica adulta?” È il titolo della lettera aperta scritta su Repubblica dal vice-ministro per lo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, rivolta a tutti i critici dell’acquisizione delle società pubbliche attive nei trasporti Ansaldo Breda e Ansaldo Sts – al 40 per cento – ad opera del gruppo giapponese Hitachi.
Le cifre dell’operazione
L’ingresso del colosso industriale asiatico nelle aziende controllate da Finmeccanica – la più grande operazione di acquisto realizzata nella storia di un’impresa che fattura 70 miliardi di euro all’anno – è avvenuto al prezzo complessivo di 809 milioni di euro.
E ha prodotto un risultato positivo per i conti del gruppo capitanato da Mauro Moretti. A fine 2015 il debito netto verrà ridotto di circa 600 milioni con una plusvalenza netta pari a 250 milioni.
L’entusiasmo del governo
La prima autentica privatizzazione compiuta dal governo di Matteo Renzi ha migliorato i bilanci dell’azienda strategica nazionale, e reso felice il mercato degli investitori.
Rivendicando un’iniziativa “che rientra nella strategia di valorizzare le eccellenze industriali”, Guidi ha spiegato come i grandi gruppi internazionali vedano nelle nostre aziende condizioni per effettuare investimenti e piani di sviluppo. Da questa unione, ha aggiunto, nasce uno dei più importanti player mondiali a livello competitivo per dimensioni, capacità innovativa e forza d’urto.
“Una sconfitta per l’Italia”
Radicalmente contrarie le riflessioni pubblicate sul Corriere della Sera dall’economista Salvatore Bragantini. Il quale, in un commento datato 27 febbraio, ha ricordato che Finmeccanica esce dal settore ferroviario contribuendo a rendere Hitachi il quarto operatore del comparto nel mondo.
La sua preoccupazione maggiore concerne la vendita di Ansaldo Sts, “produttore di competenze rilevanti nei meccanismi di segnalamento che rischia di essere trasferito altrove nelle centrali direttive”. Al contrario di Breda, “realtà tecnologicamente poco brillante che potrà forse mantenere un po’ di occupazione meno qualificata in Italia”.
A giudizio del commentatore del Corriere, ed ex commissario Consob, prosegue lo sgretolamento del potenziale produttivo di quello che dovrebbe restare il secondo paese manifatturiero europeo. Per tale ragione “lo Stato ha il compito di fare più e meglio anche solo come azionista. Mentre preferisce non interessarsi al futuro industriale”.
Un esempio emblematico è fornito per l’economista dalla vicenda Finmeccanica: “L’esecutivo rinuncia a progettare le indispensabili alleanze nel quadro della politica estera e di difesa Ue, a partire dai rapporti con il gruppo Airbus”.
“Finmeccanica rilancia la propria missione”
Rilievi che hanno trovato risposta nelle considerazioni del direttore di Airpress Flavia Giacobbe: “Moretti difficilmente avrebbe dato il suo via libera alla vendita delle due partecipate se avesse temuto la perdita di uno strategico vantaggio competitivo”.
Le due Ansaldo, ha rilevato la giornalista, costituiscono un pezzo del patrimonio industriale dell’Italia: “Ma il mancato intervento di ristrutturazione della Breda, con tutte le sue perdite, rischiava di zavorrare il gruppo di piazza Monte Grappa. Mentre la Sts, pur brillante nei suoi risultati di mercato, sembrava una sorta di Cenerentola nell’ambito di una holding tutta orientata nel settore aerospaziale e della difesa. Non è un caso che sia il vecchio sia il nuovo piano industriale ne prevedessero la cessione per concentrarsi sul core business di Finmeccanica: difesa e aerospazio”.
“La miopia dello Stato”
Tra i critici della dismissione, c’è il parlamentare del Partito democratico Massimo Mucchetti, fautore del rilancio di una politica industriale.
Riconoscendo all’amministratore delegato di Finmeccanica “il compimento di una duplice brillante operazione”, il presidente della Commissione Attività produttive di Palazzo Madama rileva con amarezza una contraddizione: “L’Italia attraverso lo Stato resta in Ansaldo Energia a fabbricare turbine con i cinesi. Sempre attraverso lo Stato e nella latitanza degli investitori privati esce dal segnalamento ferroviario: attività molto più sofisticata e con un’eccellenza tecnologica superiore”.
A suo avviso la strada preferibile era vendere Breda da sola ma con una dote più alta, e promuovere un forte aumento di capitale in Sts per consentirle l’indispensabile sviluppo. “Il governo, invece, si è rivelato un azionista incapace di mettere mano al portafoglio e di fare il proprio mestiere”.
Una replica orgogliosa
La lettera scritta da Claudio De Vincenti, e pubblicata ieri dal quotidiano la Repubblica, non menziona nessuno dei critici dell’acquisizione finanziaria e industriale. Ma prefigura una risposta puntuale alle argomentazioni finora ricordate.
Il governo, rimarca il vice-ministro per lo Sviluppo economico, non ha assecondato alcun indebolimento del potenziale produttivo dell’Italia. Anzi, “tenta di promuovere politiche industriali tenendo conto del riequilibrio dei conti di Finmeccanica. Favorendo l’acquisizione di dimensioni adeguate al mercato dei meccanismi di segnalamento per Ansaldo Sts. E stimolando una robusta svolta gestionale-organizzativa possibile di Breda tramite l’inserimento in un player globale altamente competitivo”.
Nessuno, evidenzia l’esponente dell’esecutivo, può mettere in dubbio la forza industriale e la credibilità finanziaria di Hitachi. “La quale ha bisogno di entrambe le aziende per far crescere il suo business ferroviario. Mantenendo il radicamento produttivo nel nostro paese, capace di attrarre rilevanti investimenti stranieri”.