Davvero “l’Italia ha perso il treno”, come ha scritto l’economista Salvatore Bragantini sul Corriere della Sera del 27 febbraio, citando la cessione di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts?
Se in Italia esiste una persona esperta nel settore ferroviario questa è Mauro Moretti. L’attuale amministratore delegato di Finmeccanica difficilmente avrebbe dato il suo via libera alla vendita delle due partecipate se avesse temuto la perdita di uno strategico vantaggio competitivo.
Le due Ansaldo sono un pezzo del patrimonio industriale del Paese, ma il mancato intervento di ristrutturazione della Breda, con tutte le sue perdite, rischiava di zavorrare il gruppo di piazza Monte Grappa, mentre la Sts, pur brillante nei suoi risultati di mercato, sembrava una sorta di Cenerentola nell’ambito di una holding tutta orientata nel settore aerospaziale e della difesa.
Non è un caso, quindi, che sia il vecchio sia il nuovo piano industriale ne prevedessero la cessione per concentrarsi sul core business di Finmeccanica. E ha avuto buone ragioni il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per rallegrarsi del deal con la giapponese Hitachi: quest’ultima infatti assicura – oltre al pagamento di una congrua cifra di corrispettivo – una piena integrazione industriale e commerciale che può dare alle Ansaldo il futuro di crescita che meritano.
Finmeccanica può ora consolidare le divisioni aerospaziali come previsto nel piano. La strada è in salita, è vero. Ma almeno sgombriamola da polemiche poco fondate, come quella sul ferriovario (o sulle alleanze internazionali).
Flavia Giacobbe
direttore di Airpress