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Ecco discorsi e documenti dirompenti di Bergoglio nei due anni di Pontificato

In attesa dell’enciclica sulla tutela dell’ambiente che vedrà la luce nei prossimi mesi (tra giugno e luglio, stando a quanto ha detto il Papa in una delle sue recenti conferenze stampa aeree), sono due i documenti scritti che più hanno caratterizzato il primo biennio di pontificato che si celebra oggi, giorni in cui il Papa ha annunciato un Anno Santo straordinario dall’8 dicembre 2015 al 26 novembre 2016 dedicato alla Misericordia.

L’ENCICLICA A QUATTRO MANI 

Il primo documento, in realtà, ha la doppia firma: è l’enciclica Lumen Fidei, scritta da Benedetto XVI e “promulgata” da Francesco, che vi ha aggiunto un’introduzione e una conclusione in cui chiarisce che “queste considerazioni sulla fede intendono aggiungersi a quanto Benedetto XVI ha scritto nelle Lettere encicliche sulla carità e la speranza”. Il lavoro era già stato quasi completato da Joseph Ratzinger prima della rinuncia al Soglio. L’impronta di Bergoglio è evidente anche nella conclusione, dove anticipava uno dei richiami più volte scanditi in questo biennio: “Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che ‘frammentano’ il tempo, trasformandolo in spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza”.

L’EVANGELII GAUDIUM, UN PROGRAMMA DEL PONTIFICATO

Ma è un altro imponente documento a segnare il biennio di Papa Francesco: l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Un testo che ha i contorni del programma di governo, al punto che fu lo stesso Pontefice a scrivere, nell’introduzione: “Ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e delle conseguenze importanti”. L’obiettivo dichiarato è di fare tutto il possibile per mettere la Chiesa “in uno stato di missione permanente di missione”.

LA CONVERSIONE DEL PAPATO

Tra i paragrafi più discussi, sicuramente quello sulla conversione del papato: “A me spetta, come vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione”. Ancora, scriveva il Pontefice argentino, “avverto la necessità di procedere in una salutare decentralizzazione”.

L’ALZHEIMER SPIRITUALE DELLA CURIA

Tra i più dirompenti discorsi di Francesco c’è quello pronunciato lo scorso 22 dicembre nella Sala Clementina. L’occasione era data dagli auguri natalizi alla Curia romana. Più che uno scambio di doni, però, Francesco ha elencato l’una dopo l’altra le quindici “malattie e tentazioni” che avrebbero aggredito gli apparati della Chiesa: “la Curia, come ogni corpo umano, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali. Sono malattie più abituali nella nostra vita di Curia. Sono malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio al Signore. Credo che ci aiuterà il “catalogo” delle malattie di cui parliamo oggi: ci aiuterà a prepararci al Sacramento della Riconciliazione, che sarà un bel passo di tutti noi per prepararci al Natale”. La principale è la sesta: “l’Alzheimer spirituale, ossia la dimenticanza della propria storia di salvezza”.

I DISCORSI A RIO DE JANEIRO

Se nella Evangelii Gaudium è delineato, per sua stessa ammissione, un programma di pontificato, le basi il Papa le aveva poste durante il viaggio in Brasile del luglio 2013, in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. Intervenendo al Comitato di coordinamento del Celam (l’organismo che riunisce l’episcopato latinoamericano), Francesco aveva ribadito la necessità di “riformare le strutture ecclesiali”, a patto di non farne un mero “studio sull’organizzazione degli organismi ecclesiali”, bensì “conseguenza della dinamica della missione”. Ai preti aveva chiesto di essere “più pastori e meno amministratori”.



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