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Il Fatto Quotidiano, l’ossessione di Travaglio per il bavaglio

Il “Fatto Quotidiano” di Travaglio ha iniziato la campagna contro il “bavaglio”.

Qual è il problema? È che si torna a discutere sulle intercettazioni e del fatto che in esse si ritrova di tutto e di più anche su persone e vicende che nulla hanno a che fare con i reati contestati agli indagati. Ma si obietta: in quelle intercettazioni si leggono fatti che non hanno rilevanza penale ma certamente ne hanno sul piano politico e morale. Insomma, ci sono comportamenti censurabili. È vero.

Pur tuttavia, in questo caso, non c’entra il mestiere del magistrato. Questo è il mestiere dei giornalisti, i quali dovrebbero condurre inchieste e non limitarsi a leggere quel che gli passa il convento con le intercettazioni. E dovrebbe essere anche il mestiere di un’opposizione incisiva e reale.

La verità è che ormai ci sono giornali e giornalisti che non fanno inchieste per mettere a nudo cosa avviene di scorretto moralmente e politicamente nei ministeri, nei partiti, nel mondo economico e degli affari. C’è un giornalismo facile: quello di copiare pezzi di intercettazioni che non hanno alcun rapporto con i reati contestati. Con la storia del “bavaglio” alcuni giornali e giornalisti difendono un mestiere parassitario, un lavoro fatto con il culo sulla sedia, trascrivendo fatti che i magistrati non avrebbero dovuto trasmettere, appunto perché senza alcuna attinenza con possibili reati.

Volete soltanto un esempio tratto dalle cento notizie contenute nelle intercettazioni depositate dopo l’arresto di Incalza? Il “Fatto Q”, domenica scorsa, ha pubblicato una serie di queste “notizie” per “mascariare” persone che nulla c’entrano con l’inchiesta. Si legge un “sms” dell’indagato Burchi inviato a Ugo Sposetti, senatore del Pd, su Ignazio Marino, chirurgo e sindaco di Roma: “Gestire una grande città non è come fare un’appendicite”. E cosa c’entra? Voglio esser chiaro: le intercettazioni sono necessarie alle indagini ma attenzione a non comprometterne l’efficacia con un utilizzo non appropriato.

(post tratto dal profilo Facebook di Emanuele Macaluso)

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