I negoziati per bloccare il programma nucleare iraniano “non fermeranno la costruzione di armi da parte di Teheran e la minaccia alla sopravvivenza di Israele” ha ribadito ieri Benjamin Netanyahu nel suo controverso discorso al Congresso degli Stati Uniti, che gli è valso le critiche e l’irritazione della Casa Bianca. Una posizione opposta a quella di Washington, che ha sottolineato come dal premier di Tel Aviv non sia arrivata “nessuna soluzione alternativa” a quelle discusse con Teheran dal gruppo delle potenze atomiche più la Germania.
IDEE OPPOSTE
È proprio in queste frasi, rileva David Sanger del New York Times, che emerge l’impossibilità che Obama e Netanyahu trovino una soluzione che soddisfi entrambi. A separarli, scrive il quotidiano americano, è la differenza tra “limitare” ed “eliminare”. Ovvero, in sei anni di disaccordi su come affrontare la minaccia di un Iran dotato dell’arma atomica, i due leader hanno mai descritto il loro obiettivo finale allo stesso modo. Il presidente americano lavora ad un accordo nel quale l’Iran dovrà impegnarsi per un congelamento verificabile di almeno dieci anni delle sue attività nucleari; mentre Israele chiede che sia preclusa per sempre qualsiasi capacità nucleare a quello che Tel Aviv descrive come “un nemico dell’America” e del mondo intero.
IL FRONTE POLITICO
Camera e Senato riuniti, controllati dall’opposizione repubblicana per effetto delle elezioni di midterm di novembre scorso, hanno offerto uno straordinario palcoscenico per il suo discorso a Netanyahu, che il prossimo 17 marzo sarà di nuovo candidato premier in elezioni anticipate. Tuttavia il suo discorso ha letteralmente spaccato a metà il mondo politico. Quasi un quarto dei democratici, racconta il quotidiano politico The Hill, ha dato forfait al discorso del leader di Tel Aviv: almeno in 57 – otto senatori e 49 deputati – hanno manifestato così il loro dissenso nei confronti di Netanyahu. Nemmeno il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, come da prassi, si è presentato.
L’OPINIONE DEI MEDIA
Ma anche i media sono divisi, compresi quelli israeliani. Haaretz ha sottolineato che Netanyahu, pur di attrarre consensi, rischia di indisporre gli Usa e accelerare l’accordo con l’Iran. Per il Jerusalem Post, invece, la colpa di queste tensioni abita nella Casa Bianca. Obama, si legge, non sopporta da anni il premier israeliano, che in passato considerava la sua nemesi, e ora che Netanyahu è l’unico che si oppone con vigore ad un accordo con l’Iran, che Obama considera un obiettivo primario, questo attrito è esploso in modo clamoroso. Se il primo ministro israeliano ha commesso un errore, dice il JP, “è quello di aver bypassato l’amministrazione per tenere il suo discorso al Congresso, dando così alla Casa Bianca la scusa per criticarlo“.