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Contro Isis l’Italia deve appellarsi alla Nato. Parla James Stavridis

L’Italia, minacciata dall’avanzata dello Stato Islamico in Libia, dovrebbe ricorrere “all’articolo IV del Trattato atlantico“, che impegna gli alleati della Nato a soccorrere un Paese membro in pericolo. È questo l’unico modo per fronteggiare la minaccia jihadista, ormai a un tiro di schioppo dalla Penisola. A sostenerlo non è un nome qualunque, bensì quello dell’ammiraglio statunitense James Stavridis, ex comandante supremo delle forze Nato e dell’intervento militare nel 2011 nell’ex regno di Muammar Gheddafi.

L’EDITORIALE DI STAVRIDIS

In un editoriale pubblicato oggi dal Washington Post, l’alto ufficiale, ora in congedo, cita Winston Churchill, che nel 1942 definì l’Italia il “ventre molle” dell’Europa. Una vulnerabilità dimostrata dalla minaccia di conquistare Roma e il Vaticano, diffusa dalla rivista del califfato nero, Dabiq. Il catastrofico scenario, sottolinea Stavridis, potrebbe anche non concretizzarsi mai, ma la vicinanza dell’Isis comporta ugualmente rischi concreti per la sicurezza nazionale della Penisola (che oggi è tornata nel mirino della propaganda jihadista, assieme ad altre nazioni come Francia, Usa e Regno Unito).

L’ATTACCO ALLA CRISTIANITÀ

Per compiere il suo piano, sostiene Stavridis, lo Stato Islamico può utilizzare il flusso sempre più ampio di immigrati clandestini che si riversano sulle coste italiane, tra i quali potrebbero annidarsi pericolosi terroristi. L’obiettivo è quello di colpire la città simbolo della cristianità nel mondo e affermare così la presunta supremazia dell’Islam.

COSA FARE

Roma, spiega l’ammiraglio, ha migliorato la sua sicurezza adottando nuove misure, ma serve uno scatto in avanti per prendere il toro per le corna e risolvere una volta per tutte questa situazione. Come? In primo luogo, come detto, invocando il sostegno dell’Alleanza atlantica. E contestualmente aumentando le informazioni sensibili a disposizione del Paese: all’Italia, suggerisce Stavridis, “deve essere dato accesso all’intelligence di massimo livello raccolta in Libia”, intensificando la collaborazione con gli 007 dei Paesi arabi.

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