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La lezione per l’Italia del voto in Francia

No, non saranno i Fratelli musulmani a fermare il Front National. Houellebecq ha torto, i francesi non si sono arresi. L’onda di Charlie Hebdo ha premiato i neogollisti smentendo ancora una volta i sondaggisti (come in Italia, come in Israele) che forse a questo punto dovrebbero cambiare mestiere. La Francia è di destra come è sempre stata, ed è tentata dal populismo, ma resta ancorata ai suoi valori repubblicani. Lo ha compreso Nicolas Sarkozy che fa la sua grand rentrée.

C’è una lezione che viene dalla Francia anche per la destra italiana? Ebbene nonostante le differenze, c’è ed è netta: la destra vince se fa argine all’ondata populista in nome della sua identità conservatrice, ma liberal-democratica. Certo Sarkozy ha fatto il furbo e ha tagliato l’erba sotto i pedi a Marine Le Pen sull’immigrazione e la sicurezza. Ma questi sono due temi tipici della destra gollista. C’è la minaccia di una stretta alle frontiere in barba a Schengen in nome della nazione o di resistere alla “islamizzazione” in nome della laicità. Altri due cavalli di battaglia del gollismo. Tuttavia sull’euro Sarko ha tenuto duro. E ha inferto a Marine Le Pen una battuta d’arresto che potrebbe trasformarsi in una brusca inversione di rotta.

Al secondo turno Sarko lascia liberi gli elettori, si sottrae all’abbraccio dell’alleanza antifascista per meglio pescare tra i lepenisti delusi dallo smacco, quelli che hanno votato Marine per seguire il vento. Soprattutto isola i socialisti i quali escono sconfitti anche se non umiliati come era avvenuto con le elezioni europee.

Anche per loro c’è un effetto Charlie. Era ingenuo pensare (lo ha scritto invece il Corriere della Sera), che la manifestazione parigina avrebbe rilanciato Hollande, troppo sbiadito, confuso e incerto questo presidente su tutte le questioni chiave. E significa non conoscere la Francia se si pensa che penda a sinistra. Ma in ogni caso la gente è andata a votare, gli elettori di sinistra hanno fatto quadrato e hanno tenuto la loro quota fisiologica del 35% comprendendo anche i gauchiste, rispetto al 37,7% della destra repubblicana. Non si poteva chiedere di più.

E Marine Le Pen? Con il 25% ha ottenuto il miglior risultato nelle elezioni cantonali e certo questo è un successo importante. Però contro di lei ha giocato un partito pieno di mediocri e di imbroglioni, i soldi di Putin (il rublo puzza) un eccesso di xenofobia e razzismo che ha allontanato i moderati e, checché se ne dica, la furibonda campagna contro l’euro. Attaccare la Ue in nome del roquefort va bene anzi è popolare, uscire dalla moneta unica no.  Anche questo è un monito che la destra italiana deve tener presente.

E’ presto per concludere che il ciclone azzurro sia passato. Il Fn e’ una realtà ben radicata da molti decenni. Ma Marine Le Pen non entrerà all’Eliseo, Bernard-Henry Levy può vincere facilmente la sua scommessa. La società politica francese è meno liquida di quel che si dice, i partiti resistono e riescono a trovare dei leader o a farli risorgere dalle ceneri come per Sarko. Un’altra lezione da imparare dalla Francia che resta pur sempre il paese della politique d’abord.

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