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E l’Ue si accorse del “non stato di diritto” in Montenegro

Dopo otto anni dal primo sollecito di un’azienda privata, il Parlamento europeo si accorge del mancato stato di diritto in Montenegro: ha adottato una risoluzione puntando il dito contro gli atteggiamenti controversi e irrispettosi di leggi e regolamenti del Paese guidato da Milo Djukanovic, sul cui passato pesano pesanti ombre delle indagini per contrabbando milionario di sigarette delle procure di Bari e Napoli: nel 2003 il gip di Napoli respinse la richiesta di arresto perché ricopriva la carica di primo ministro del Montenegro.

La deriva del governo ha portato a richieste di arbitrato internazionale per circa un miliardo di euro, un terzo del Pil del paese, a cui l’Ue aveva risposto nell’ottobre scorso con un report ad hoc sulla situazione generale del Montenegro, certificando come la corruzione e il mancato Stato di diritto fossero due elementi oggettivi. E considerando che lo stesso Montenegro aspira a far parte della grande famiglia europea, ecco che era stato il commissario europeo per l’allargamento, Stephan Fule, a sollevare altri dubbi di merito.

La cipriota Ceac ha citato in giudizio il Montenegro per 600 milioni, così come fatto dall’olandese Mnss. Il motivo? La società che tratta alluminio dieci anni fa ha acquisito una partecipazione nella fonderia Kap, la più grande del Montenegro, con l’obiettivo di trasformarla in vettore per l’Europa centrale e orientale. Ma il governo con un sotterfugio ha sfilato alla Ceac la Kap per venderla ad una società locale vicina al premier, che tra l’altro deve fare i conti anche con i sospetti di irregolarità (presunte tangenti versate a sua sorella) sulla privatizzazione della Telekom.

L’Afet (il comitato degli affari esteri del Parlamento europeo) ha preso provvedimenti dopo le rimostranze fatte dalla Ceac sin dal 2008 e ha chiesto a Djukanovic di “risolvere le dispute commerciali con gli investitori stranieri che sono fondamentali per l’economia del Montenegro”, mentre nel frattempo un tribunale di Cipro ha dato ragione alla Ceac stessa. La congiuntura tra l’altro non è delle più favorevoli, con gli analisti del Fondo Monetario Internazionale proiettati sui grossi rischi economici che il Montenegro corre e che, parzialmente, potrebbero essere attutiti proprio dalle intenzioni degli investitori internazionali, che però oggi appaiono intimoriti dai due precedenti della Ceac e dell’olandese Mnss.

Domanda: come è possibile che un Paese desideroso di entrare nell’Ue non solo non rispetti le regole della famiglia europea ma ne ignori anche le direttive?

twitter@FDepalo



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