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L’ultima lezione dell’AIDS

Se foste per strada inseguiti dalla polizia dove vi nascondereste? Ci sono diverse strategie di fuga. Alcuni si nasconderebbero nella folla di un supermarket, altri cercherebbero la prima porta aperta. Non è sorprendente che anche i virus nel tentativo di sfuggire ai sistema di difesa dell’ospite utilizzino diverse strategie. E dato che un virus è essenzialmente materiale genetico che vuole riprodurre se stesso il posto migliore per nascondersi è il genoma della cellula. Un nascondiglio dove rimanere al sicuro in attesa di momenti migliori. Ma anche qui esistono diversi approcci che il virus può utilizzare. Uno è stato rivelato da uno studio tutto italiano pubblicato sull’ultimo numero di Nature. Tra gli scienziati che hanno firmato l’articolo Mauro Giacca, direttore dell’ICGEB di Trieste dove è stato fatta la maggior parte del lavoro.

Quando pensiamo al DNA inevitabilmente consideriamo il suo contenuto informativo rappresentato dalla sequenza delle 4 lettere che lo compongono. Nel caso dell’uomo un libro di 3 miliardi di caratteri. Considerando 3000 caratteri in una pagina A4 dattiloscritta questo significa 1 milione di fogli. Come potete immaginare un ottimo nascondiglio per i genomi virali. Ma anche un bel esempio di ingegneria genetica naturale che ha giocato un ruolo importante nell’evoluzione delle specie. Basta pensare che una frazione significativa del nostro DNA è rappresentato da residui di genomi virali.

Alcuni virus si integrano praticamente a caso nel nostro genoma, altri mostrano preferenze per sequenze specifiche. Il lavoro pubblicato su Nature dimostra che il virus dell’HIV1, l’agente che causa l’AIDS, segue un’altra strategia che risponde all’esigenza di nascondersi il più presto possibile ma in regioni attive del genoma, dove il virus non venga spento per sempre.

La strategia seguita da HIV1 prende in considerazione l’organizzazione tridimensionale del DNA nel nucleo della cellula. Se il DNA di una nostra cellula venisse srotolato ed adagiato su un piano si otterrebbe un filo sottilissimo di circa 1,5 metri. Questo filo di informazione è contenuto nel nucleo delle cellule, una piccola sfera con un diametro di appena 0,01 millimetri. Un vero gioco di prestigio. Per evitare che tutto si aggrovigli in modo inestricabile come una matassa disorganizzata, il DNA è posizionato nel nucleo in modo estremamente organizzato. I dettagli di questa organizzazione sono ancora oggetto di studio. Ma conosciamo già alcune regole. Ad esempio, le regioni inattive di DNA si trovano generalmente addossate alla membrana che circonda il nucleo. Quelle attive sono posizionate in genere all’interno. Esistono anche dei geni attivi che si trovano verso i bordi del nucleo, vicino a dei piccolissimi pori attraverso cui avviene lo scambio di materiale tra il nucleo ed il resto della cellula. Il lavoro pubblicato su Nature dimostra che sono proprio queste le regioni in cui si integra il virus dell’AIDS. Una strategia vincente che risponde all’esigenza di nascondersi al più presto (cosa di meglio delle prime di regioni di DNA che si incontrano entrando nel nucleo) in regioni permissive per l’attività dei geni.

Conoscere quali sono i siti preferenziali di integrazione di HIV1 in prospettiva potrebbe permettere di sviluppare nuovi approcci per inibire o prevenire la riattivazione del virus latente.

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