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Lupi, tutti i travagli non solo politici di Comunione e liberazione

Il caso che ha coinvolto nelle ultime ore Maurizio Lupi è solo l’ultimo che ha lambito il variegato mondo di Comunione e liberazione negli ultimi anni. Il ministro delle Infrastrutture per ora non è indagato, ma di certo è stato investito da indagine e intercettazioni, visto il suo rapporto molto stretto con Ercole Incalza (l’ex consulente del ministro delle Infrastrutture arrestato per corruzione) e i favori fatti da Stefano Perotti a suo figlio, Luca Lupi, compreso il regalo di un Rolex da 10 mila euro. E nel pomeriggio di giovedì 19 marzo il ministro ha annunciato le dimissioni

Ma nell’inchiesta compare anche un altro ciellino, Francesco Cavallo, esperto in relazioni istituzionali ed ex amministratore delegato della società editrice del settimanale Tempi,  espressione del mondo culturale ciellino diretto da Luigi Amicone. E dire che sono passati solo pochi mesi dal coinvolgimento di Lupi nell’inchiesta su Expo 2015: anche in quel caso il ministro non fu indagato, ma venne tirato in ballo da Gianstefano Frigerio, che ha parlato di lui nelle intercettazioni come “referente politico”. Poi, naturalmente, c’è la madre di tutte le inchieste, quella sulle spese pazze e le vacanze pagate a Roberto Formigoni, che gli è costata di fatto la presidenza della Regione Lombardia. Indagini che hanno molto indebolito il sistema di potere messo in piedi da Cl negli ultimi 20 anni, In Lombardia ma non solo.

A questo va aggiunto che, con la crisi del berlusconismo, il movimento non ha nemmeno più un unico referente politico. Per anni i ciellini di centrodestra, ovvero la maggioranza, si sono riparati sotto l’ombrello di Silvio Berlusconi. Nel 2011, però, con l’ex Cav travolto dagli scandali sessuali, Cl inizia a guardare altrove e con il governo Monti ha inizio la diaspora. Così, se Mario Mauro prima abbraccia la causa montiana e poi l’abbandona per altri lidi centristi, Formigoni e Lupi passano a Ndc di Angelino Alfano. Ma è da quando è diventato ministro con il governo Letta che la stella di Lupi inizia a brillare sempre di più, di pari passo con lo spegnersi di quella di Formigoni, duramente attaccato per il suo stile di vita anche dall’attuale leader di Cl, don Julian Carròn. Tanto che, dentro il movimento, ormai da tempo si considera Lupi l’unico leader politico di riferimento, l’uomo di Cl nelle istituzioni.

E’ lui, dunque, il protagonista del potere ciellino 2.0. Tanto che da mesi nel movimento si lavora per preparare la strada alla sua candidatura a sindaco di Milano, con l’appoggio di tutto il centrodestra. E le voci sulla volontà di Giuliano Pisapia di non ricandidarsi sono cadute a fagiolo. Il ministro delle Infrastrutture da tempo tesse la sua tela, che si regge su una buona rete di relazioni con il vertice di Forza Italia, ma anche con la Lega di Matteo Salvini. Ora, però, la marcia di Lupi verso Milano rischia di stopparsi per il “caso Incalza”. Per il momento, però, il ministro non ha alcuna intenzione di dimettersi, come confermano le sue parole pronunciate mercoledì in Parlamento. Insomma, lasciato Berlusconi, ai nuovi referenti politici di Cl non hanno portato fortuna né le larghe intese di Monti e Letta, e nemmeno la spinta riformatrice del governo Renzi.

Ma i trambusti in Comunione e liberazione non sono solo politici. Difficile, infatti, è il rapporto del movimento di don Giussani con Papa Francesco. Come si è visto durante l’udienza che il Papa ha riservato recentemente a 80 mila ciellini giunti da tutta Italia. Con un discorso di soli 15 minuti per persone che hanno viaggiato in pullman anche 24 ore per arrivare in Vaticano. Un discorso che ha fatto innervosire Antonio Socci, che su Libero ha parlato di “gaffe bergogliana”, e non è piaciuto nemmeno a un altro intellettuale ciellino, Robi Ronza, secondo cui “il Papa ci ha ammoniti, senza tenere conto delle tante cose positive che Cl fa oggi nelle periferie del mondo” (qui tutti i brontolli di Cl verso Bergoglio). Insomma, anche sul fronte delle relazioni con la Santa Sede, il movimento di Carròn non attraversa un buon momento.

Pure con Matteo Renzi, se non di può definire cattivo, il rapporto non è idilliaco. All’interno del movimento, infatti, non si è dimenticato lo sgarbo del premier la scorsa estate quando, invitato al Meeting, non andò, preferendo il raduno dell’Agesci, i suoi amati boy scout.

Ora questa nuova tegola su Lupi rischia di danneggiare ulteriormente l’immagine politica del movimento, già fortemente incrinata dagli scandali passati. “Cl avrebbe bisogno di una spinta riformatrice e di tornare alle sue origini. Ci vorrebbe anche per noi una rottamazione che consenta di ricostruire”, spiega un fonte interna.


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