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Fabrizio Palenzona (Unicredit): “Basta con le campagne anti casta” (pensava al Corriere?)

“La politica è una risorsa decisiva nei momenti più importanti della storia di un Paese”. Così il presidente di Fondazione Magna Carta, Gaetano Quagliariello, ha aperto ieri i lavori in occasione della presentazione, al Teatro Parenti a Milano, del secondo osservatorio politico sulla crisi di sistema. Ovvero un volume che si intitola “Riforme: Ultima chiamata” e che offre analisi e proposte su come modernizzare lo Stato italiano, avvalendosi dei contributi di studiosi e osservatori delle istituzioni quali Lodovico Festa, Paolo Savona, Carlo Jean, Luca Antonini e tanti altri ancora.

LE TRE RIFORME (ANCORA) DA FARE

“Compito della politica è quello di organizzare gli ambiti di intervento per fare le riforme”, spiega Quagliariello a Formiche.net, “e le più urgenti sono sempre quelle che riguardano, come ricordava già il padre costituente Meuccio Ruini, la forma dello Stato, la forma di governo e il bicameralismo”. Ma le riforme da fare non sono solo quelle “a livello istituzionale, ci sono anche quelle di carattere economico”. Tutti aspetti sui quali si discute praticamente da quando la Costituzione è stata scritta, ma che ancora oggi non sono stati riscritti. Forse, perché, come sottolinea Quagliariello, “le riforme, se le fai, all’elettorato non interessano; se non le fai, tutti te la fanno pagare”.

IN ITALIA COMANDANO I GIUDICI

Ciò non toglie, tuttavia, che l’urgenza di proseguire il cammino aperto dai costituenti rimane pressoché intatta e attuale. Soprattutto alla luce del fatto che “l’Italia si contraddistingue da sempre per la sua debole capacità di autodirezione”, come ha ricordato Giulio Sapelli, professore di storia economica all’Università Statale di Milano. Tutto ciò mentre “la Germania sta desertificando l’Europa”, ha aggiunto Sapelli, dopo che, per le “riforme Schroeder”, ha portato “1/3 della sua forza lavoro a guadagnare 400 euro al mese”. Mentre “in Italia non comanda nessuno”. Anzi, “chi comanda, ovvero la magistratura, non è in grado di dirigere”. Ragion per cui, secondo Sapelli, negli ultimi vent’anni, dopo il “crollo dell’Urss e dei partiti”, l’unico modello che ha resistito è stato il “partito personalista”. Occorrerebbe, invece, riscoprire i “gruppi dirigenti come comunità di destino”.

SE MANCA LA POLITICA GLI ULTIMI SOFFRONO

Anche Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, ha sottolineato con forza la necessità che la politica torni ad occupare il centro della vita istituzionale del Paese. Non solo perché, “come ha detto don Luigi Sturzo, il cittadino ha il diritto di essere governato bene”, ma anche perché, “se manca la politica, chi soffre di più sono gli ultimi”. E, in questo senso, Palenzona ha criticato duramente i media e le campagne anticasta: “Io potrei anche essere contro un panettiere, o contro cento panettieri, ma ciò non toglie che dei panettieri ci sarà sempre bisogno”. Va detto, ha puntualizzato Palenzona, che alla politica e ai movimenti politici, occorre chiedere “una visione del futuro”, in questo difficile momento di crisi, per tornare a sostenere “proposte di lungo termine”.

PER FARE POLITICA SERVONO I POLITICI

A chiudere la presentazione dell’osservatorio politico sulla crisi di sistema della Fondazione Magna Carta è intervenuto Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset: “A sentire parlare di riforme, a volte, mi viene la nausea; perché se ne parla troppo, ma non si fanno mai”. Anche perché, ha aggiunto Confalonieri, “se è vero che i media hanno le loro colpe, ciò che manca sono le persone” in grado di fare quelle riforme. Troppi, infatti, sono i politici che, secondo Confalonieri, cercano una “sovraesposizione mediatica”, ma che poi vengono meno ai loro primari impegni, ovvero quelli di fare politica, nel senso più nobile del termine. Perché la politica, come ha ricordato Palenzona, è pur sempre la più alta forma di “carità”. Anche quando si tratta di fare le riforme di cui il Paese ha sempre più urgente bisogno. Quelle riforme cui la Fondazione Magna Carta ha inteso dare il suo modesto contributo, ben “sapendo che i politici”, ha concluso Quagliarello, “spesso non hanno il tempo di approfondire questi temi; ed è per questo che esistono le fondazioni”.


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