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Salvini sindaco di Milano, Zaia governatore del Veneto e Tosi candidato premier per tutto il centrodestra. Utopia leghista?

C’è una cosa che non torna in tutta questa litigata tra Matteo Salvini e Flavio Tosi: perché questa lotta fratricida in cui nessuno ci guadagna? Solo per la nobiltà della politica, dei propri ideali e della propria coscienza? Non è credibile.

Perché, allora?! Perché questa mossa apparentemente suicida-omicida di Tosi? Per dare tutto in mano al Pd e ad Alessandra Moretti? Solo per fare l’accordo con Corrado Passera di Italia Unica ed Ncd di Angelino Alfano?

Tosi candidato alla guida del Veneto raccoglie più voti da solo che in compagnia di un ex banchiere (nonché ex ministro del governo Monti) e di un partito guidato da un siciliano. E’ la cruda realtà del territorio.

Quindi ecco il ragionamento: Salvini abbraccia l’estrema destra. Tosi abbraccia il centro. Tosi rompe con Salvini sulla posizione politica troppo estrema e minaccia la posizione di Luca Zaia (che, porello, non c’entra nulla). Salvini caccia Tosi. Ora che succede? Tosi continua a minacciare, ma per senso di responsabilità  e amicizia non si candida contro Zaia. E qui dovrebbe finire la storia.

Ma no! Perché i leghisti ci hanno sempre insegnato che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria. La prospettiva, in questo caso, è più ampia, perché con i leghisti bisogna sempre guardarsi attorno. Nel 2008 Giancarlo Galan, intervistato dal Foglio, disse all’incirca: “I leghisti sono come le serpi, strisciano ovunque per raggiungere ciò che vogliono e così stanno facendo per conquistare il Veneto. Così faranno per conquistare la Lombardia”.

Quindi, si diceva, perché tutta questa messa in scena? Il sogno di Salvini, si sa, è  Milano e dovrà – per forza, non potrà fare altrimenti – sacrificare la sua ascesa nazionale per il bene della sua città, per cui tanto ha lavorato negli anni passati.

Ma nel frattempo avrà fatto tanto a livello nazionale con la sua politica da “una felpa-una regione”: avrà seminato il terreno utile a quel candidato della Lega (o ex Lega) che potrebbe correre per le nazionali. De-padanizzare il Carroccio, per spianare la strada a chi verrà dopo, soprattutto se si tratta di una persona dall’aria contadina, dal forte accento della bassa veronese.

Ma per riuscire in questa operazione, cioè nell’essere credibile oltre il Po, Roma ladrona non poteva più essere il nemico numero uno. Il popolo della Lega, però, ha bisogno del mostro da inforcare. Quindi, l’obiettivo si è spostato a Bruxelles e quindi all’euro, alleandosi a Strasburgo con chi rappresenta al meglio la battaglio contro il nuovo nemico: Marine Le Pen.

Ma forse questo è un po’ troppo per chi invece punta alla leadership nazionale nel centrodestra. Anche Gianfranco Fini ha lavato i propri panni a Fiuggi nel 1995 per riuscire ad essere accettato all’interno della coalizione.

Quindi ormai Salvini è macchiato del peccato originale.

Tosi invece, con la sua fondazione, con le sue liste che hanno dimostrato di riuscire a raccogliere molti voti moderati, è l’unico che in fondo riesce a sintetizzare tutte le anime del centrodestra: Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia, Lega Nord e anche Italia Unica.

Attorno alla sua figura Berlusconi, Alfano, Meloni, persino Passera, e lo stesso Salvini non possono dire di no. Anche persone come Fitto, Verdini, Brunetta e tutte le anime diverse che oggi vivono all’interno dei vari partiti non potrebbero dire di no, anzi. Di fronte a lui troverebbero anche un motivo per ricompattarsi, pesandosi attraverso il voto per le primarie. Il vincitore  predestinato sarà lui, Flavio Tosi, l’unico, forse, disposto a sacrificarsi  contro l’imperatore Renzi.

Utopia leghista conclusa.


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