Scade il 13 aprile il bando di selezione per il nuovo direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale, dopo le dimissioni di Alessandra Poggiani che ha preferito candidarsi in Veneto a sostegno di Alessandra Moretti del Pd, dopo alcune interviste contrastanti che hanno lasciato uno strascico di perplessità e rilievi.
Una buona occasione, con tutta probabilità, per tirarsi d’impaccio da un groviglio politico-burocratico. Peraltro Poggiani torna anche nella società Venis, dove era in aspettativa. Mentre qualcuno, come l’economista Stefano Da Empoli, si è chiesto: Poggiani è stata silurata di fatto alla stregua di Cottarelli?
Ma con la selezione non cambia lo scenario: il governo ha in cantiere un riassetto delle competenze e degli enti che si occupano di digitale, con una rivisitazione anche dell’Agid, come abbiamo da tempo sottolineato in questi articoli.
Dice ora a Formiche.net un addetto ai lavori che conosce bene il dossier e che preferisce l’anonimato: “Lì, in Agid, ci deve andare un manager con 4 vice e 40 persone nuove, rimandando alla stazione di partenza 40 dei 90 che ci sono adesso”. E’ quello che ha detto anche a qualche consigliere del premier Matteo Renzi, come Andrea Guerra.
Solo questo? “No, occorre anche che ciò che si decide sia vincolante, almeno in certe materie, e non solo un simpatico suggerimento come avviene di fatto adesso”. Ma ci vuole anche un chiaro impulso politico: “Servirebbe un ministro di coordinamento, altrimenti non se ne esce. Occorre qualcuno che abbia l’autorità e l’autorevolezza di essere il punto di riferimento per i vari ministeri”.
Insomma, un sottosegretario non basta, il ministro si siede a tutti i consigli dei ministri e vede tutto ciò che passa, il sottosegretario vede solo quello che gli viene passato. Conclusione: senza un supporto politico forte, Agid non va molto lontano.
Ma il governo – domanda dalle cento pistole – ha intenzione di investire sul digitale? È questo l’interrogativo che attanaglia esperti e addetti ai lavori. Se sì, lo deve dimostrare. Se no, si continuerà ad avere una frammentazione per cui – rimarca una fonte governativa – “Consip può fare un bando consistenze senza che Agid non solo non venga sentita, ma non venga neppure informata”.
Il rischio – si mormora in ambienti della maggioranza che non vogliono un ridimensionamento dell’Agenzia digitale – è che il ministero della Pubblica amministrazione retto da Marianna Madia cerchi qualcuno da mettere alla testa di Agid che faccia bene solo l’ordinaria amministrazione, visto che nel processo di selezione non ci sono requisiti definiti. Si vuole uno startupper (come vorrebbe qualcuno), si vuole un manager internazionale (come auspicano altri) o uno che sa come funziona l’It della Pubblica amministrazione, o si vuole un amministrativista?
Nel frattempo, secondo alcune indiscrezioni, c’è già chi – come Stefano Quintarelli, presidente del comitato di indirizzo di Agid – pare si sia defilato dalla selezione.