“Papa Benedetto ha cercato sul serio di migliorare questa situazione: con mons. Viganò, con Gotti Tedeschi, con Von Freyberg lui voleva migliorare la situazione. Non si deve pensare che Papa Benedetto non abbia fatto niente e invece noi possiamo fare tutto. Noi facciamo qualcosa sui fondamenti che sono stati preparati al tempo di Papa Benedetto”. Per la prima volta da quando è prefetto della Segreteria per l’Economia, il cardinale australiano ha ricordato l’opera intrapresa da Ettore Gotti Tedeschi quando era a capo dello Ior, prima di essere sfiduciato e rimosso, nella primavera del 2012.
“POSITIVAMENTE SORPRESO”
“Sono positivamente sorpreso”, dice oggi a Repubblica l’ex presidente dell’istituto con sede nell’antico torrione di Niccolò V: “Il cardinal Pell è persona degna, e di rette intenzioni, ma temo stia scoprendo quanto bisogna lottare per riuscire nell’ambiente dove lui sta cercando di servire la Chiesa in questo ruolo”. In particolare, Gotti Tedeschi si chiede se sia “stato spiegato a Pell perché (c’è voluto) tanto tempo per nominare il nuovo presidente”, visto che tra la sua cacciata e la nomina di Von Freyberg sono passati ben nove mesi, e la designazione di quest’ultimo è avvenuta a rinuncia di Ratzinger già annunciata.
“PELL CONOSCE TUTTA LA SITUAZIONE?”
Il processo di pulizia e trasparenza, precisa Gotti, consiste “in una legge antiriciclaggio, in procedure necessarie ad attuare la legge, nella costituzione di un’Autorità di controllo (l’Aif) che deve verificare che la legge sia applicata secondo le procedure, è stato voluto da Papa Benedetto, è stato promulgato da Papa Benedetto (con il motu proprio del 3 dicembre 2010), ma è stato cambiato (misteriosamente?) da altri, tra dicembre e gennaio 2012”. E questo ha prodotto, a giudizio dell’ex presidente dello Ior, “le conseguenze che tutti conosciamo, inclusa la mia cacciata infamante, poiché mi ero opposto a detto cambiamento”. Il punto è, a giudizio di Gotti Tedeschi, che forse George Pell non è del tutto a conoscenza di questa situazione.
“L’ACCORDO CON L’ITALIA NON CAMBIA IL QUADRO”
Sul tema, l’intellettuale cattolico che ebbe un ruolo di primo piano nella stesura dell’enciclica Caritas in Veritate, si sofferma in un colloquio pubblicato oggi su Libero con Francesco De Dominicis. “E’ vero che Benedetto XVI ha cercato di migliorare la situazione delle finanze vaticane, ma gli è stato impedito di completare l’opera e le persone incaricate di portare avanti la riforma sono state cacciate. Bisogna pertanto capire chi ha ostacolato la volontà del Papa oggi emerito e perché lo ha fatto”. Secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, “la sensazione è che pure Pell faccia fatica a mettere in ordine i tasselli e far piazza pulita di tutti i giochi di potere che ruotano attorno alla banca del Papa”, e a ogni modo “l’accordo di ieri con l’Italia non cambia di certo il quadro”.
LA RIABILITAZIONE
Altra domanda è quella relativa all’allontanamento del vescovo Carlo Maria Viganò, comunque mandato nella più prestigiosa sede diplomatica del mondo: “Cercò di risanare i conti del governatorato della Città del Vaticano, ma fu penalizzato, umiliato e trasferito a Washington come nunzio. Perché?”. Un’ultima questione, sottolinea ancora Libero, ha a che fare con la formale “riabilitazione” di Gotti Tedeschi, a proposito della quale l’ex capo dello Ior pretende chiarezza. La riabilitazione avvenne febbraio del 2013, “su precisa indicazione di Joseph Ratzinger”, ma da allora non è mai stato interrogato né ha messo più piede in Vaticano. La domanda, allora, è ovvia: prece quell’ordine del Pontefice “è stato disobbedito, fino a oggi ignorato?”.