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Telecom e Vodafone, ecco i fronti della guerra per la banda larga

L’Antitrust ha sposato l’ipotesi condominiale caldeggiata da Wind, appoggiata da Vodafone e sostenuta dalla Cassa depositi e prestiti di Franco Bassanini. Ma niente risorse pubbliche e incentivi a società in cui abbia la maggioranza un singolo operatore. Tutti insieme appassionatamente? Telecom Italia si dissocia e prosegue imperterrita nella realizzazione della nuova rete a banda larga, una mossa letta come un segno di sfida a Palazzo Chigi e di guerra aperta nei confronti degli altri operatori. Ma i dialoghi con Bassanini sono ancora aperti.

CHI DIFENDE VODAFONE

Tenere fuori gli stranieri dai progetti sulla banda larga? Sono solo “posizioni protezioniste vecchio stile”, ha commentato in un’intervista a Repubblica Christopher Prentice, l’ambasciatore del Regno Unito a Roma in risposta a Marco Patuano, ad di Telecom Italia, che su Affari e Finanza di Repubblica ha chiuso all’idea di una coabitazione con Vodafone sulla società della rete.

“Talvolta possono farsi sentire delle attitudini difensive – spiega Prentice – non so se da parte di Telecom Italia in particolare o di qualcuno che, in linea di principio, è piuttosto amante delle vecchie mode. Ma mi pare che queste attitudini non prevalgano affatto nel governo e questo per me è ciò che conta”.

Sposando la causa del gruppo capitanato da Aldo Bisio, l’ambasciatore ha commentato: “Vodafone ha mostrato disponibilità in modo aperto e diretto. Si tratta di un gruppo capace di portare un contributo ed essere un leader. Credo che chiunque meriti di essere trattato su un piano di parità rispetto agli investitori nazionali”.

I PIANI DI TELECOM

Non curante dei tempi di realizzazione che necessita il piano del governo sulla banda ultralarga, ieri il gruppo presieduto da Giuseppe Recchi ha mandato una comunicazione a Infratel, società in house del Mise, con cui ufficializza l’impegno, già annunciato col nuovo piano industriale il 20 febbraio scorso, di cablare in fibra ottica 40 città entro il 2017.

L’investimento annunciato ieri da Telecom, che si impegna a realizzarlo secondo il modello fiber to the home (cioè fibra fino al portone di casa) e attingendo ai 500 milioni di euro che il gruppo ha destinato nel nuovo Piano strategico per questa tecnologia, andrebbe già a coprire le aree individuate dal piano del Governo appartenenti al cluster A e a parte del Cluster B.

“Secondo regole condivise con Bruxelles – ha spiegato Luca Pagni su Repubblica – Telecom potrebbe impedire, ad altri operatori interessati a posare la nuova fibra ottica nelle stesse città, l’accesso a fondi pubblici di qualsivoglia natura. Perché, in caso contrario, la Commissione potrebbe giudicarli aiuti di Stato irregolari”. Agli operatori concorrenti così non resteranno che due alternative: “Emigrare verso aree meno interessanti economicamente ma utilizzando fondi pubblici oppure fare concorrenza a Telecom ma soltanto con fondi propri, si legge su Repubblica.

LA RISPOSTA DELL’ANTITRUST

La mossa di Telecom Italia è stata letta dalla stampa e dagli operatori del settore come una sfida al governo, il cui orientamento a favore di una società unica per la Rete a banda larga, ha dimostrato di scontrarsi con l’aspirazione di Telecom Italia di possedere il 51% di Metroweb sviluppo, la società milanese controllata dai fondi F2i e dal Fondo strategico italiano e candidata, rispettivamente partecipato e controllato da Cdp, a diventare il veicolo per gli investimenti nella banda ultralarga.

Rispondendo a una richiesta di parere formulata da palazzo Chigi, l’Antitrust, l’autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella, si è espressa lunedì a favore del progetto di sviluppo della banda larga attraverso un “condominio” di operatori senza soggetti in posizioni dominanti. Tale società, inoltre, secondo il parere dell’Authority, dovrebbe essere l’unica a beneficiare delle risorse pubbliche previste dal Piano banda Ultralarga del governo, e le stesse non potranno essere attribuite ad operatori verticalmente integrati.

L’Antitrust ha lasciato al governo il compito di valutare se “limitare all’operatore di rete puro solo le risorse pubbliche per contributi a fondo perduto o anche la concessione di agevolazioni fiscali”. L’Autorità ha ricordato però che “in quest’ultimo caso, probabilmente, andrebbe rivista la bozza del decreto attuativo sul credito d’imposta per gli investimenti in ultrabroadband”, che fissava a  ieri la data ultima per la prenotazione delle aree di investimento da parte degli operatori.

Il Garante ha  sottolineato però che il modello migliore sarebbe un “operatore di rete wholesale puro, che cede agli operatori di telecomunicazione servizi di accesso all’ingrosso in modo neutrale”.

“Un profilo che sembrerebbe ritagliato su quello del nuovo veicolo Metroweb Sviluppo, al centro della lettera d’intenti firmata una decina di giorni fa da Vodafone Italia con F2i per promuovere la banda ultralarga nell’ambito del piano di Palazzo Chigi”, ha scritto Carmine Fotina su Il Sole 24 Ore.

LITIGI CONDOMINIALI

Ma il dialogo tra Patuano e Bassanini, presidente della Cdp e di Metroweb, è ancora aperto: “Il tavolo di conversazione con i due soci FSI e F2i è aperto, abbiamo chiarito l’intenzione di realizzare un piano industriale ambizioso che dovrà comunque ottenere il preventivo assenso da parte di tutte le authority”, ha detto l’ad del gruppo a Repubblica.

“Nelle nostre intenzioni – ha spiegato Patuano – Metroweb fungerebbe da acceleratore, per anticipare di circa un triennio gli 1,4 mld di investimenti nella rete Ftth che normalmenteTelecom Italia svilupperebbe da sola dal 2018 al 2020”.

Oltretutto, “Le distanze tra Patuano e Bassanini non sono tremende”, ha spiegato Stefano Carli su Affari e Finanza.

Ecco perché: “Patuano propone di rilevare la quota F2i, il 56%: ma il 44% in azioni di classe A con diritto di voto, il 12% con azioni senza diritti di voto. A Cdp, via Fondo Strategico, il resto. Bassanini propone: 44% sia a Cdp che a Telecom, il 12% a F2i che cederà la sua quota a Telecom con una call post 2020”, ha scritto Carli sul dorso del lunedì di Repubblica.

Ma Telecom non ci sta “perché dovrebbe pagarla ai valori del 2020 e quindi di più di oggi. Ma in questo modo Telecom potrebbe deconsolidare nuovi debiti sulla fibra che la nuova Metroweb farà. E questo è un vantaggio”.

Un consiglio per Patuano? “Deve stare attento”, ha consigliato Carli. “Se i soldi arrivano, anche la concorrenza di Vodafone su Metroweb potrebbe diventare più concreta”, si legge nell’inserto Affari & Finanza de La Repubblica.

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