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Banda larga, vi svelo cosa c’è oltre la fibra. Parla Luca Spada (Eolo)

Tensioni e stilettate tra l’operatore che vorrebbe far da padrone nella nuova società della rete e il presidente di Cassa depositi e prestiti continuano ad animare il dibattito sullo sviluppo della banda larga in Italia. Se il bersaglio resta sempre Telecom Italia, questa volta nel mirino del presidente di Cdp, Franco Bassanini, è finito direttamente il presidente Giuseppe Recchi. Per il primo, l’investimento di 500 milioni di euro previsto dall’ex monopolista per portare a termine gli investimenti nella banda sarebbe insufficiente. Per il secondo, “c’è da rimanere basiti a sentire critiche a privati che vogliono investire quando in tutto il mondo i paesi concorrono per attirare queste risorse”.

Ma la vera sfida sulla banda larga è infrastrutturale, e per vincerla è fondamentale non commettere gli stessi errori già commessi dai Governi passati e sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle tecnologie complementari alla fibra ottica, come il wireless fisso.

Luca Spada, presidente e principale azionista di Ngi SpA, società di telecomunicazioni a capitale interamente italiano specializzata dal 1999 in connettività Internet e proprietaria di Eolo, la rete Wireless per l’accesso a Internet a banda larga, commenta così in una conversazione con Formiche.net il piano del governo per la Banda ultralarga e propone alcune soluzioni per recuperare il ritardo accumulato e rendere competitivo il nostro Paese nel più breve tempo possibile.

Cosa ne pensa del piano del governo sulla banda ultralarga?

Il giudizio è positivo: la scelta di definire una strategia di politica industriale del Paese, che realizzi un’infrastruttura abilitante alla banda ultralarga, è assolutamente condivisibile, soprattutto in una visione di medio e lungo termine. La visione che mira alla diffusione della fibra come soluzione tecnologica è anche condivisibile se pensiamo però solo sul lungo periodo.

In cosa si sarebbe potuto fare di meglio?

Nel piano manca il “modello di accompagnamento” verso quell’obiettivo finale: ci sono aree nelle quali la fibra ottica arriverà solo tra 5-6 anni, altre tra 8-10 e altre dove non arriverà mai…
Il piano sembra considerare quindi poco l’aspetto del “traghettamento” verso l’obiettivo finale.
C’è però ancora spazio per integrare quanto necessario.

Ovvero?

Evitare il rischio di uno sviluppo a “doppio binario” già verificatosi nel caso del superamento del digital divide di prima generazione. Ci sono cittadini ed imprese che solo oggi possono accedere a internet con l’Adsl con oltre 10 anni di ritardo rispetto ai primi utenti raggiunti dal servizio. Altri, più sfortunati, stanno ancora aspettando.

Come si può evitare tutto ciò?

E’ necessario guardare oltre la fibra, valorizzando le tecnologie complementari che possono contribuire al perseguimento degli obiettivi nazionali. Mi riferisco in particolare al Wireless Fisso (FWA), soprattutto nelle aree geografiche inserite nei cluster C e D dove il Wireless permetterebbe di portare i servizi a banda ultralarga in tempi brevi.
Rendere disponibili frequenze invece di finanziamenti pubblici e individuare tutte le misure necessarie a realizzare un’infrastruttura wireless (complementare a quella in fibra ottica) così da migliorare i risultati del Piano ed essere pienamente aderenti al principio di neutralità tecnologica.

Credete che possa essere Metroweb il perno per lo sviluppo della fibra ottica in Italia?

Questo è un tema più legato al dibattito sui media che alla questione della diffusione della fibra nel nostro Paese. Non lo ritengo veramente un tema prioritario, ma se devo guardare in questa direzione non credo che ci si debba limitare a pensare ad una “società unica della fibra” dovremmo invece pensare ad una “società della rete” che non si occupi solo di fibra ottica ma di tutte quelle infrastrutture che servono alla diffusione della banda ultra larga, mi riferisco ad esempio a cavidotti, tralicci o torri. Questo approccio neutrale e globale dal punto di vista delle tecnologie sarebbe coerente con il Piano e permetterebbe agli operatori di sviluppare servizi innovativi per il mercato.

Come si immagina questa nuova “società della rete”?

Pensando alla “società della rete”, non credo che possa venire dalla trasformazione di una società esistente, come Metroweb, ma dovrebbe essere un’entità nuova e indipendente che andrebbe ad avvalersi delle competenze comunque disponibili sul mercato.

Nel vostro disegno Telecom avrebbe la maggioranza di questa nuova entità o ci sarebbe spazio per il noto “condomio” con più operatori?

Le posizioni, tutte, espresse dai diversi operatori sono figlie di (legittimi) interessi. Nella visione della “società della rete” intesa come entità nuova ed indipendente non può esserci alla guida un operatore di telecomunicazioni. La società deve essere indipendente, gestita in modo manageriale e con una guida orientata all’interesse pubblico con attenzione anche alla copertura di zone non profittevoli e non solo alle grandi città.

NGI sarebbe interessata all’ipotesi condominio?

Noi abbiamo progettato e creato la nostra rete wireless (EOLO, che oggi copre 4500 comuni in 11 regioni) che è un grande motivo di orgoglio per me come imprenditore e per tutta l’azienda. Per noi la rete, in controtendenza con il mercato che va sempre più verso soluzioni di esternalizzazione, è un fattore distintivo sul quale vogliamo investire per mantenere alta l’innovazione e il controllo sulla qualità dei servizi che offriamo.
Se però andassimo nella direzione di un’unica entità rete che gestisce le infrastrutture, allora saremmo ben contenti di contribuire con la nostra rete.

Cosa vi attendete dall’Autorità in merito alla liberalizzazione di nuove frequenze?

Innanzitutto che colmi il ritardo di oltre 2 anni ormai accumulato e metta rapidamente a disposizione le frequenze che l’Unione Europea ha chiesto di assegnare ai servizi di Wireless Fisso già dal 2012. Mi riferisco alle frequenze della banda 3.6-3.8GHz oggi inutilizzate.
Mi spetto anche un approccio lungimirante nell’assegnazione delle frequenze.

Ad esempio?

Evitare di assorbire le risorse finanziarie degli operatori con inutili gare al rialzo, il cui unico risultato (come dimostrano le ultime svoltesi, da quelle WiMax a quelle multifrequenze che includeva l’800MHz) è di ridurre la capacità di investire in copertura e servizi. Piuttosto richiederei stringenti obblighi di copertura, valorizzando gli operatori che sono in grado di offrire la copertura migliore (per estensione e larghezza di banda) nel minore tempo possibile.

Poi?

Prevenire comportamenti opportunistici di accaparramento delle frequenze: occorre evitare di consentire l’accesso alle frequenze ad operatori che oggi sottoutilizzano quelle che già hanno.
Bilanciare le dotazioni frequenziali di operatori simili (come fatto per gli operatori mobili per la gara 800MHz), prevedendo riserve per gli operatori che non hanno frequenze licenziate e dei tetti massimi per gli altri.
Infine, destinare le risorse ad utilizzi realmente in grado di contribuire agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea (ovvero gli operatori FWA), evitando di allocare ulteriori risorse agli operatori mobili che oggi dispongono già di oltre 600MHz e che con la banda dei 700MHz – le frequenze oggi utilizzate oggi dalla TV – ne avranno ulteriori 100)

Cosa è necessario fare secondo voi per raggiungere la copertura imposta dell’Europa?

Occorre prevedere la possibilità di una competizione infrastrutturale tra diverse opzioni tecnologiche, mantenendo un orizzonte di lungo periodo (come prospettiva) ma con un sano realismo di cosa è attuabile nel subito e di cosa è lontano a venire. Bisogna evitare il rischio di uno sviluppo a “doppio binario”, errore già commesso per il superamento del digital divide di 1a generazione.
Serve l’adozione di misure di policy sulle radiofrequenze (atte a garantire in tempi rapidi la messa a disposizione di bande di spettro funzionali per gli operatori del Wireless Fisso) che possa contribuire a costo zero, essendo le frequenze risorse già nella disponibilità dello Stato, al raggiungimento degli obiettivi di Governo in tempi brevi e raggiungendo i diversi cluster territoriali nello stesso time-frame.

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