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Basta lagne

Si sente una lagna davvero eccessiva dalla sinistra Pd sull’Italicum fortissimamente voluto da Matteo Renzi.

Intendiamoci, la sfrontatezza del premier è nota. Quindi non ci si deve meravigliare troppo quando il segretario del Pd dice in sostanza: o passa l’Italicum o il governo cade. Ovvero, secondo alcuni, se non votate la legge elettorale si va al voto anticipato. Ma se andare o meno ad elezioni anticipate lo decide il presidente della Repubblica. Quindi Renzi si limita a dire solo che il governo casca.

Questo è un ricatto, sentenzia Rosy Bindi. Mettere la fiducia sull’Italicum è una violenza al Parlamento, protesta Roberto Speranza. Quanto al merito delle questioni sollevate dalla sinistra Pd (“troppo potere per l’uomo solo al comando”, sbotta ad esempio Pierluigi Bersani), e non solo, si può leggere questa intervista del collega Edoardo Petti ad Augusto Barbera. Il costituzionalista, ed ex membro della Commissione di saggi per le riforme istituita dal governo Letta, smonta una per una tutte le critiche (tra cui: democrazia a rischio!) alla nuova legge elettorale.

Ma le lagne che arrivano dalla sinistra Pd sull’Italicum si concentrano in verità sul pensiero e l’azione del segretario Pd anche da loro fortissimamente voluto per cambiare marcia rispetto alla flemma del governo Letta che, su riforme istituzionali, economia e partito, era considerato più una zavorra che un valore aggiunto. Ma quasi tutti gli esponenti della sinistra Pd che ora sbuffano sono gli stessi che hanno rottamato Enrico Letta senza un vero motivo (tranne quello di vincere alle Europee, poi davvero vinte grazie a Renzi e al suo bonus da 80 euro). Gli stessi, quasi gli stessi, che hanno trionfalmente issato Il sindaco di Firenze alla segreteria del Pd e poi alla presidenza del Consiglio. Ora, però, scoprono quello che tutti sapevano e che Renzi diceva, ad esempio: voglio rottamare l’articolo 18, della concertazione me ne frego, più sgravi fiscali per chi assume, bisogna approvare una legge elettorale che assicuri una certezza su chi ha vinto e chi ha perso dopo il voto, basta austerità e tante altre belle parole, come la tanto decantata Buona Scuola e la sbandierata Abolizione delle Province.

Non c’è bontà e non c’è abolizione, ma tanto – berlusconianamente – il messaggio è (quasi) tutto. O no?


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