Una via di uscita alla polemica tra la Santa Sede e il governo turco potrebbe essere quella del più commercio e meno contrapposizioni. Ne è convinto Gianfranco Librandi, deputato di Scelta Civica e membro della Commissione Parlamentare Italia-Turchia. La risposta migliore alle tensioni che si stanno sviluppando in questi giorni tra Europa e Turchia, ha osservato, è quella di intensificare i rapporti commerciali tra l’Europa e la Turchia e, “per quanto ci riguarda, tra l’Italia e la Turchia”.
Il riferimento è anche alla fiera dell’illuminazione “Istanbul light” in corso proprio in questi giorni, alla quale “tante imprese italiane sono presenti e pronte a lavorare fianco a fianco con fornitori e clienti turchi”. Di contro in occasione di Expo 2015, a Milano, “saremo noi italiani a ospitare la Turchia e i visitatori turchi”.
Il ragionamento di Librandi si poggia sulla consapevolezza che una diversa chiave di lettura vada data agli avvenimenti intercorsi tra Roma e Ankara, con le parole sugli armeni e la reazione da parte del governo di Davutoglu. Per questo mette l’accento sul fatto che abbiamo bisogno proprio di questo, “di confronti e di apertura commerciale” per instaurare un nuovo clima, anche guardando a Bruxelles.
Ciò di cui invece non si sente la necessità sono le provocazioni. Va rifiutata secondo Librandi “la demagogia a buon mercato di Salvini che aizza l’odio tra i popoli evocando il boicottaggio del padiglione turco a Milano o la fine dei negoziati per l’adesione della Turchia nell’Unione Europea”.
L’obiettivo di una grande Europa passa secondo il deputato di Scelta civica da uno schema differente, con una Turchia amica dell’Europa che sarebbe “un bene per l’Europa e per l’Italia”. Perché, come diceva il grande pensatore Frederic Bastiat, “dove passano le merci non passano gli eserciti”.
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