A cavallo dell’arrivo di Graziano Delrio al timone delle infrastrutture, proseguono gli approfondimenti di Formiche.net sui consigli e le strategie utili al nuovo ministro. Comunque il nuovo titolare del dicastero di piazza di Porta Pia ha dimostrato di avere già le idee chiare. Come peraltro dimostrano le dimissioni presentate dal numero uno dell’Anas, Pietro Ciucci, dopo una moral suasion governativa e una inchiesta di Report di Milena Gabanelli.
LE IDEE DI DELRIO
Giunto ai vertici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel pieno del caso Incalza-Perotti, che ha portato il suo predecessore, Maurizio Lupi, a dimettersi, Delrio ha impresso un indirizzo chiaro: “Con noi finisce l’era delle grandi opere e si torna a una concezione moderna: le uniche Grandi opere sono quelle utili. Dove le opere sono anche la lotta al dissesto idrogeologico, la mobilità urbana, le scuole”, ha detto il neo ministro in un’intervista a Repubblica.
I TAGLI
Le prime mosse di Delrio ricalcano le indicazioni renziane sul tema: riduzione drastica delle opere ritenute prioritarie (da 400 dello scorso anno a 25), promessa di un Piano generale in arrivo entro settembre, il Documento pluriennale di pianificazione con cui “intende dare forte preferenza alla scelta delle procedure ordinarie, anziché straordinarie, per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche”.
In esso troveranno spazio, oltre alle 25 opere strategiche prioritarie per il governo, i piani ferroviari (Rfi), stradali (Anas), portuali, aeroportuali, i piani delle concessionarie autostradali e il piano operativo nazionale (Pon) infrastrutture finanziato con i fondi Ue.
UN RIMEDIO CONTRO LA CORRUZIONE
La corruzione? “Lavorare nell’ordinarietà e nella semplicità” aiuterà secondo Delrio a combatterla. Perché? “I meccanismi corruttivi sono più semplici con procedure d’emergenza, commissari, regolette e codicilli, varianti in corso d’opera”, ha spiegato il ministro a Repubblica.
SU COSA SI CONCENTRERA’ DELRIO
Le grandi opere che Delrio ha scelto di inserire nel Piano delle infrastrutture strategiche (Pis) contenuto nel 13° allegato infrastrutture al Def approvato venerdì sono 25 e presentano un costo di 70,9 miliardi con una copertura finanziaria di 48 miliardi. Il ministero ha rilevato che “dei 41 miliardi di risorse pubbliche disponibili ben 31 sono dedicate alla mobilità ferroviaria e cittadina”.
Ma non si tratta solo di tagli drastici: “Il neoministro delle Infrastrutture è riuscito subito in un’operazione politicamente molto più significativa che non quella di una drastica accettata alle opere di serie A: ha dato la sterzata attesa archiviando di fatto la stagione del primato della legge obiettivo, delle procedure straordinarie, della struttura di missione”, ha commentato Giorgio Santilli del Sole 24 ore.
I CONSIGLI DI BASSANINI
Riuscirà Delrio a concentrare sforzi e risorse sugli interventi a più elevato valore aggiunto?
Dopo i consigli dell’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, le idee di Yoram Gutgeld, il deputato renziano membro della Commissione Finanze e consigliere economico del premier a Palazzo Chigi, e quelle dell’economista Francesco Giavazzi, ecco alcune dritte provenienti dal presidente di Cassa Depositi e prestiti, Franco Bassanini, su come operare una corretta selezione delle opere.
Un elemento cruciale per il rilancio infrastrutturale è rappresentato dal modo in cui avviene la selezione degli interventi, “particolarmente complessa in Italia a causa dell’elevata frammentazione delle competenze in materia di infrastrutture tra i diversi livelli di governo”, ha detto Bassanini a gennaio scorso nel corso di una tavola rotonda a Milano dal titolo “Infrastrutture per la competitività: selezione, risorse, regole”.
Quindi: “L’individuazione puntuale del fabbisogno infrastrutturale richiede la definizione ex ante dei criteri di valutazione della dotazione esistente. I soli parametri quantitativi, in assenza di una valutazione della dimensione della domanda soddisfatta, non possono essere posti a base di una programmazione efficace degli interventi”.
Non solo: “È necessario assicurarsi che ciascun intervento ritenuto “prioritario” sia valutato in ragione della sua sostenibilità ex se (ovvero sia “bancabile”), e del suo rilievo nel più ampio contesto della politica infrastrutturale nazionale. Occorre, in altri termini, garantire interventi armonici, che superino i rischi di sovrapposizioni e spiazzamento. In questo senso appare rilevante il processo di revisione del Titolo V della Costituzione attualmente in corso”, ha spiegato Bassanini.
Perché? “Con la Riforma del Titolo V viene profondamente rivisto il riparto di competenza legislativa e regolamentare tra Stato e Regioni. È, in particolare, soppressa la competenza concorrente, per cui una parte significativa delle materie di legislazione concorrente ‘migra’ alla competenza statale”.
In altre parole: “È importante che spetti al Governo indicare quali infrastrutture siano di interesse nazionale, automaticamente attribuendo le altre alla competenza regionale”, ha sintetizzato il presidente di Cassa depositi e prestiti.