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Tutte le sfide digitali per la sanità integrativa

Corruzione e sprechi si confermano il primo male del Servizio Sanitario Nazionale. E incidono sulla percezione dei cittadini verso l’offerta sanitaria pubblica che per un italiano ogni due (46%) è destinata a peggiorare nei livelli di qualità nel prossimo futuro. Per combattere le mancanze del SSN, otto italiani su dieci indicano che bisogna investire per informatizzare il sistema. Diffondere il fascicolo sanitario elettronico, per esempio. O gestire prenotazioni, fatture e pagamenti esclusivamente online. Se ne parla oggi nel convegno “La sanità integrativa alla sfida della sanità digitale”, che presso la Sala Verde di Federmanager a Roma e che è organizzato congiuntamente dal FASI (Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa per i dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi), dal CDTI (Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione), e con il patrocinio di Federmanager Roma.

I RISULTATI DELL’INDAGINE

Gli italiani, intervistati nell’ambito dell’indagine “Universo salute”, realizzata dall’istituto G&G Associated per il FASI, Fondo bilaterale di Federmanager e Confindustria, credono nell’antidoto della digitalizzazione del sistema sanitario pubblico. Che ormai passa attraverso lo smartphone. Più della metà del campione intervistato possiede uno smartphone e/o un tablet connesso a internet (58%) a cui affida le funzioni prima trattate tramite laptop o tradizionali pc.

I NUMERI

Se si guarda alla categoria dei manager d’impresa, queste percentuali volano all’89%. Inoltre, le previsioni di crescita del mercato mobile sono esponenziali e viaggiano su un + 21% annuo. “Tutto questo ci fa credere che i prossimi cinque anni saranno gli anni della Sanità digitale”, afferma Giuseppe Torre, direttore dello studio. Che aggiunge: “Lo sviluppo della tecnologia mobile sta generando anche un effetto positivo sulla condotta degli utenti: sono più attenti alla propria salute che possono monitorare semplicemente, ad esempio tramite un’app, e diventano proattivi verso temi quali gli stili di vita e il benessere”.

LO SCENARIO

Non solo bisogna investire in e-health, dunque, ma anche in m-health e teleassistenza. Un obiettivo che l’Italia stenta a raggiungere. Come reso evidente dal DISE (il Digital Economy and Society Index messo a punto dalla Commissione europea), che ci pone al 25esimo posto nella UE per connettività, competenze digitali, attività online, integrazione delle tecnologie e digitalizzazione dei pubblici servizi. Non va bene neppure secondo l’Ocse, che in più occasioni ci dice che il digital divide penalizza ancora le regioni italiane per quando riguarda la sanità e c’è bisogno di potenziare le infrastrutture digitali.

IL COMMENTO DI CUZZILLA

Ecco dunque che i Fondi sanitari integrativi possono svolgere un ruolo apripista. Ne è convinto il Presidente del FASI, Stefano Cuzzilla, che ha voluto questa ricerca perché, dichiara, “l’Europa ci impone di adottare standard sanitari competitivi e l’investimento in digitale è un vettore fondamentale di crescita, di cui i Fondi sanitari come il FASI sono già promotori. L’intera industria italiana della Sanità vale circa l’11% del PIL ed è chiaro che, proprio sulla tecnologia digitale applicata al settore, ci giochiamo anche il tema della lotta agli sprechi e ai costi che il progresso rende non più giustificabili”.

IL RUOLO DEI SERVIZI SANITARI DIGITALI

Il grado di interesse della popolazione verso i servizi sanitari digitali si attesta intorno all’80%, mentre schizza al 90% l’interesse di quegli italiani che sono dotati di una forma di assistenza sanitaria integrativa. Continua Cuzzilla: “Questo dato trova conferma in quello che si sta verificando al FASI. Dal gennaio di quest’anno, grazie al supporto di Federmanager e Confindustria, abbiamo avviato un progetto di digitalizzazione che sta rivoluzionando i rapporti tra gli iscritti e il Fondo: il riscontro è stato così positivo che siamo arrivati ad avere un numero enorme di richieste online in pochi giorni, superiore alle nostre più rosee aspettative”. Capitolo a parte, anche se collegato, l’atteggiamento degli italiani nei confronti della telemedicina che, secondo lo studio, evidenzia ancora un deficit di conoscenza.

CHI CI SARA’ AL SEMINARIO

A commentare questi ed altri risultati intervengono: Stefano Cuzzilla, Presidente, FASI, Giacomo Gargano, Presidente, Federmanager Roma, Alessandro Musumeci, Presidente, CDTIRoma, Gregorio Cosentino, CDTI Roma, Giuseppe Torre, G&G Associated, Domenico Alessio, Policlinico Umberto I di Roma, Pierluigi Bartoletti, FIMMG Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, Antonio Bortone, Fernando Capuano, CONAPS Coordinamento nazionale Associazioni Professioni Sanitarie, Mario Cardoni, Federmanager, Federico Gelli,Parlamentare, Componente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Francesco Sicurello, AITIM Associazione Italiana Telemedicina e Informatica Medica, Lidia Di Minco, Ministero della Salute.

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