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Libro Bianco della Difesa, cosa cambia per Finmeccanica e per l’industria militare

soldato

Tra le novità contenute nel Libro Bianco approvato dal Consiglio supremo di Difesa c’è anche un cambio, non marginale, delle relazioni tra Difesa e industria, considerate una chiave di volta.

VERSO L’INTEGRAZIONE EUROPEA

Per lo strumento di programmazione voluto da Via XX Settembre, una collaborazione più stretta tra imprese di settore e l’Amministrazione può essere fondamentale – si legge nel documento – “anche nella prospettiva di un processo d’integrazione europea“.
L’obiettivo è quello di tendere a un processo di acquisizione sempre più interforze, ma anche multinazionale, almeno sul piano europeo: un requisito essenziale per risparmiare in termini di economia di scala e migliore interoperabilità e integrazione operativa.

RICERCA E SVILUPPO

Questi risparmi potrebbero rimpinguare i fondi per comprare nuovi equipaggiamenti, che d’ora in poi saranno inseriti in leggi pluriennali (della durata di 6 anni), dando maggiore stabilità ai programmi e maggiori certezze alle imprese impegnate. Quest’ultime gioveranno anche della cooperazione del Ministero dell’Università e Ricerca e del Ministero dello sviluppo economico ai programmi della Difesa, che si arricchirà di un piano di coordinamento interministeriale che individuerà e imposterà le aree tecnologiche e scientifiche in cui indirizzare queste risorse per la creazione di nuovo know-how.

I VANTAGGI

Un’evoluzione in senso più interattivo e integrato tra Difesa industria può, secondo gli autori del documento “facilitare la pianificazione congiunta per futuri investimenti e programmi su tempi medio-lunghi, consentendo all’industria di collaborare nell’individuazione delle soluzioni migliori” per le necessità delle Forze armate. Non solo. Il dialogo costante tra Difesa, altri ministeri e industria può anche agevolare la ricerca in tecnologie duali, utilizzabili cioè tanto in campo militare quanto in quello civile.

LE PRIORITÀ

Le priorità specifiche per decidere cosa sviluppare e recepire al tempo stesso le indicazioni del mondo industriale, saranno fornite, si legge nel Libro Bianco, “solo a valle della Revisione Strategica della Difesa” e di un “censimento delle aree di eccellenza possedute“.

ESTERNALIZZARE LE FUNZIONI

Le ristrettezze di bilancio, però, si fanno sentire. La Difesa italiana riorganizzerà il proprio personale, con la conseguente “impossibilità di presidiare adeguatamente tutti i settori della manutenzione e della gestione tecnica dei mezzi e dei sistemi“. Un problema che il Libro Bianco vorrebbe aggirare attraverso “l’esternalizzazione di alcune funzioni della Difesa a imprese o società private” e la “realizzazioni di partnership pubblico-private“. In quest’ottica, spiega il documento, ci potrà essere la possibilità “che l’industria possa assorbire alcune strutture tecnico-industriali della Difesa” e “il relativo personale” grazie a norme ad hoc.

I CONTRATTI

Infine, sottolinea il testo, “andrà valutata l’opportunità di includere nella stesura dei contratti di acquisto, oltre al supporto logistico e all’addestramento iniziale, anche gli aggiornamenti periodici, trasformando la natura e i contenuti del rapporto tra industria e Amministrazione da semplice fornitura a partnership strategica“.

NO AI DUPLICATI

Il taglio dei rami secchi e il perseguimento dell’efficienza coinvolgeranno anche le capacità militari sviluppate in collaborazione internazionale con gli alleati Nato e gli Stati membri dell’Ue. La definizione di quest’ultime richiederà maggiori consultazione e coordinamento “per evitare duplicazioni e assicurare che non si creino lacune o si danneggi il regime di sicurezza degli approvvigionamenti o del controllo degli assetti tecnologici e industriali“.



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