Secondo le fonti interne alle forze di sicurezza irachene e alle milizie sciite sentite da Reuters, l’ex braccio destro di Saddam Hussein, Ezzat Ibrahim al Duri è stato ucciso in un’operazione militare di questi giorni, avvenuta nell’area settentrionale fuori Tikrit. La Tv panraba Al Arabya ha mostrato delle immagini di un cadavere che dovrebbe essere quello dell’ex comandante baathista, riconoscibile dal colore dai capelli rossi, rarità per un arabo.
Raed al-Juburi, il governatore della provincia di Salahuddin (la provincia di Tikrit, a maggioranza sunnita) ha detto a Reuters che sono in corso analisi sul DNA (sembra che se ne stiano occupando gli advisor americani) i cui risultati saranno rilasciati presto: non è la prima volta che gli iracheni annunciano erroneamente la morte di al Duri, così come non è la prima volta che il governo di Baghdad annuncia la morte di qualche top leader dello Stato islamico per alzare il morale delle truppe.
Al Duri ha avuto un ruolo chiave nella nuova insurrezione sunnita (come nella vecchia, contro l’invasione americana), quella orchestrata dai baathisti rancorosi esiliati dal potere (di cui in passato avevano ampiamente goduto) dal governo sciita di Maliki, e ritirati nell’area di Tikrit ─ la città natale di Saddam, e pure di al Duri ─, che sono finiti alleati con lo Stato islamico, quando l’IS entrò in città il giugno scorso. Figure che nella cavalcata del Califfo, hanno visto non solo la vendetta confessionale contro l’oppressione sciita, ma anche la possibilità di tornare a contare qualcosa, di riprendersi un po’ di quel potere in Iraq.
Per comprendere l’importanza dell’operazione, basta pensare che il leader della milizia/partito sciita Badr, Karim al Nouri, ha dichiarato alle agenzie che quando la sua intelligence ha avuto la soffiata della presenza di un “vip” nella zona di Harim, vicino ad al Alam (nord di Tikrit), sembrava che si trattasse addirittura del leader dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi ─ tanto era il patos che accompagnava la segnalazione.
Al Duri viene considerato in Iraq una figura prominente, al di là del suo passato, perché sembra sia stato l’architetto dell’alleanza tra baathisti e Califfo (ruolo che andrà confermato, comunque). La joint ventures tra nuovi e vecchi oppressori, ha segnato quella che può essere considerata la ferita nazionale più profonda subita dall’Iraq negli ultimi anni ─ «Qualcosa che resterà nell’immaginario iracheno come per noi italiani la strage di Marzabotto» spiegò una volta Daniele Raineri del Foglio. Furono proprio i baathisti di Tikrit a consegnare nelle mani degli uomini dello Stato islamico i 1700 cadetti di Cob Speicher (base che gli americani avevano lasciato in eredità all’Accademia irachena), attirati con l’inganno in una piazzola autobus di Tikrit da cui avrebbero dovuto partire per Baghdad, per la salvezza, dopo che i comandanti dell’accademia erano stati evacuati dal governo e loro lasciati come carne da cannone accerchiati dal Califfato. La storia si conclude con le reclute orrendamente trucidate tra i giardini dei palazzi di Saddam, in un richiamo epico in cui le forze della rivincita sunnita massacrano il futuro militare sciita (le reclute), nei luoghi che rappresentavano il passato di potere baathista (Saddam era un sunnita), rapendoli da un campo di addestramento regalato all’odiato governo di Maliki dagli invasori americani, grazie all’inganno organizzato dalla popolazione locale (stanca e oppressa dal settarismo del governo sciita filo-americano). C’è tutto l’epos dello Stato islamico d’Iraq dietro a questa vicenda.
L’uccisione, se confermata, di al Duri è anche importante perché segna una traccia a ritroso dell’occupazione americana. Dall’invasione del 2003 sul capo baathista pendeva una tagli da 10 milioni di dollari messa dalla Cia: era sesto nella lista dei 55 uomini più importanti da catturare in suolo iracheno (il “re di Fiori” del mazzo di carte del Pentagono), ma era riuscito a fuggire e nessuno sapeva dove si nascondesse, per poi rispuntare al fianco del Califfo ─ lo scorso anno suo figlio fu ucciso a Diyala, in uno scontro con ISF.
Dal 1968, anno in cui con un colpo di stato il partito Ba’ath prese il potere e lui era leader dell’Iraqi Revolutionary Command Council, le più importanti vicende irachene hanno avuto tra i protagonisti il suo nome ─ al Duri era il più alto funzionario responsabile del nord dell’Iraq, quando l’attacco chimico di Halabja uccise cinque mila curdi nel 1988.
(foto Jassim Mohammed, Associated Press)