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Libro Bianco della Difesa, perché Binelli Mantelli attacca il ministro Pinotti?

Oggi pomeriggio il consiglio superiore di Difesa ha esaminato il Libro bianco presentato dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

Una delle preoccupazioni che c’erano fra gli addetti ai lavori riguardavano la possibilità che questo documento risultasse così generico da non essere efficace. Invece, prima della sua pubblicazione, il testo preparato dal ministero risulta già controverso.

Questa mattina, sul quotidiano genovese Il Secolo XIX, è comparso un articolo frutto di un colloquio del giornalista Paolo Crecchi con l’ex capo di Stato maggiore della Difesa. L’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli è stato ai vertici delle Forza armate italiane fino alla fine di febbraio, quando il governo ha nominato al suo posto il generale dell’Esercito, Claudio Graziano. Dopo 50 giorni di congedo e pensione il militare ha mosso accuse che nei Palazzi politici e militari stanno facendo discutere non poco.

In sostanza, l’ex capo di Stato maggiore ha accusato il ministro Pinotti di essere stata influenzata dal generale Rolando Mosca Moschini, già consigliere militare del presidente Giorgio Napolitano e ora segretario del consiglio supremo di Difesa presieduto da Sergio Mattarella. Non solo, Binelli Mantelli ha sottolineato in maniera inusitata – secondo diversi osservatori di cose militari – sul ruolo a suo avviso esorbitante dell’Esercito ai danni di Aeronautica e Marina.

Ecco uno dei passaggi clou dell’articolo del Secolo XIX: “L’ammiraglio trova ‘irrituale’ l’atteggiamento di Roberta Pinotti aggiunge che ‘l’arma blu è stata isolata’ e non fa mistero di essere rimasto ‘sconcertato. Solo un nostro ufficiale partecipava alle riunioni, ma senza alcun potere decisionale'”.

La reazione di Binelli Mantelli – che ai vertici del dicastero della Difesa è parsa più che scomposta e dettata da incomprensibili ragioni tecniche – sembra confermare secondo alcuni osservatori da un lato il forte imprinting politico e non militare del Libro bianco, e dall’altro sembra testimoniare quanto ancora bisogna fare per rendere le Forze armate italiane un corpo unico e compatto e non tre soggetti “in costante e unfair competizione”.


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