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Ecco linee guida e obiettivi del Giubileo targato Francesco

Scrive il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, che la bolla d’indizione del giubileo della misericordia “è una sintesi della fede cristiana”. E questo perché “proprio la misericordia è il cuore della rivelazione culmina in Gesù di Nazareth, volto del Padre e del suo amore, misericordia vultus. Il documento papale – prosegue Vian – è rivolto significativamente a quanti vorranno leggerlo, senza distinzione, e auspica che a tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del regno di Dio già presente tra gli uomini”.

IL LEGAME CON IL CONCILIO VATICANO II

La Bolla, di cui ieri pomeriggio è stata data lettura, ha naturalmente al centro la misericordia, il tema cui il Papa ha voluto dedicare il giubileo che avrà inizio il prossimo 8 dicembre e si chiuderà il 20 novembre del 2016. Una data, quella dell’apertura della Porta Santa, che coinciderà con il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, ed è a questo evento che Francesco ha voluto riferirsi nelle prime battute del documento: “La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo”.

NO ALLA TENTAZIONE DEL LEGALISMO

La misericordia, ha scritto il Papa, “è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa. Tutto della sua azione pastorale deve essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia”. E la credibilità della Chiesa, ha aggiunto Bergoglio, “passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole”. Il problema è che “forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia”. E questo perché la “tentazione di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e significativa”.

GIUSTIZIA E MISERICORDIA NON SONO IN CONTRAPPOSIZIONE

Si sente qui l’eco del dibattito – a tratti assai aspro – sulle materie oggetto del Sinodo sulla famiglia. Il Papa, premettendo che “non sarà inutile richiamare al rapporto tra giustizia e misericordia”, sottolinea come questi due elementi “non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente”. Ma spesso, nota il Pontefice, si è “mistificato il senso originario e il valore profondo che la giustizia possiede”, a causa “del legalismo”, che va superato. “Il richiamo all’osservanza della legge non può ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone”. Non si possono, insomma, contrapporre misericordia e giustizia: “La misericordia non è contraria alla giustizia, ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere”. Se Dio “si fermasse alla giustizia”, ha chiosato Francesco, “cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta”.

I POTERI DEI “MISSIONARI DELLA MISERICORDIA”

L’Anno Santo sarà l’occasione utile per “fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica”, ma anche per porre al centro il sacramento della confessione: “Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita”. E, a tal proposito, Francesco ha annunciato che invierà nelle diocesi “i Missionari della misericordia”, sacerdoti che avranno “l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede apostolica”.

L’APPELLO ALLA CONVERSIONE DI CRIMINALI E CORROTTI

Come molte volte accaduto in questi due anni, il Papa ha chiamato alla conversione anche i criminali: “Il mio invito si rivolge con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita. Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia (..). La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali”. E lo stesso invito “giunga anche alle persone fautrici o complici di corruzione. Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale”. Si tratta, ha aggiunto Francesco, di “un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo”.

DIALOGO CON EBRAISMO E ISLAM

Un Giubileo che, auspica il Papa, sarà anche l’occasione per approfondire il dialogo e il confronto con l’ebraismo, l’islam e tutte le altre “nobili tradizioni religiose”. Il fine è di eliminare “ogni forma di chiusura e di disprezzo”, espellendo “ogni forma di violenza e di discriminazione”. Dopotutto, ha sottolineato, “la misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa”.

“GUARDARE ALL’ESSENZIALE”

Nella successiva omelia, Francesco aveva spiegato che “la Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale”.

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