A Nimby Forum abbiamo spesso segnalato come la Conferenza dei Servizi fosse un istituto ormai inadeguato a rispondere in maniera efficace alle esigenze di correttezza, di trasparenza di cui cittadini, amministrazioni, e imprese hanno bisogno: di fatto la Conferenza dei Servizi non rappresenta più, per gli attori coinvolti, il luogo privilegiato di confronto e incontro intorno ai progetti da realizzare per la crescita dei territori e del Paese.
Allo stesso modo abbiamo sempre segnalato, fin dalle primissime edizioni del nostro Osservatorio, volto a registrare il mutare del fenomeno Nimby nel Paese, che il Titolo V della Costituzione andasse riformato, senza togliere diritti alle istituzioni locali, ma riconducendo a un processo nazionale e a un dibattito nazionale ciò che riguarda integralmente e direttamente lo sviluppo del Paese, nella fattispecie mi riferisco proprio ai temi legati alla produzione di energia e alla realizzazione di infrastrutture energetiche.
Il Governo Renzi ha scelto di intervenire anche su entrambi questi temi, e così facendo si è assunto – come sempre accade a chi sceglie di fare, piuttosto che di stare a guardare – il rischio di commettere errori, l’onere della responsabilità delle scelte.
Se consideriamo che nel decennio durante il quale, attraverso la lente dei media, abbiamo osservato il fenomeno Nimby in Italia, la crescita delle contestazioni è stata costante, che l’opposizione, come risulta dalle nostre analisi, è di rado davvero legata a criticità progettuali, oggettive o percepite, ma soprattutto a una dinamica di scontro politico, tra schieramenti o tra livelli amministrativi, che per interessi di parte, cavalcano malumori della cittadinanza, sfruttando paure e mancanza d’informazione, appare evidente che intervenire era non solo necessario, ma urgente.
Le modifiche alla Conferenza dei Servizi (CS) previste dalla Legge delega per la riforma della Pubblica Amministrazione, ancora in fase di dibattito, andrebbero ad incidere su alcuni fattori significativi. In particolare, la Legge prevedrebbe il divieto per le amministrazioni locali che non partecipano alla Conferenza dei Servizi, o che scelgono, e sottolineiamo il termine “scelgono”, di non esprimersi in quella sede, di agire in autotutela: non sarà più possibile presentare ricorso, scaduti i termini della CS, bloccando così l’iter del processo e consegnando ad altri, cioè alla Magistratura, l’onere di valutare, di fatto anche nel merito, l’opportunità o meno di realizzare un progetto.
È una cosa che abbiamo purtroppo visto accadere spesso e che denuncia mancanza di buonafede, un’incapacità grave nella gestione della macchina amministrativa. Per quale ragione, insomma, un’amministrazione dovrebbe scegliere di non prendere parte a un momento di confronto tra le parti specificamente previsto dalle leggi dello Stato a questo scopo? Per quale ragione dovrebbe evitare di esprimere in quella sede il proprio parere in maniera autorevole, forte, convinta confrontandosi sul merito delle questioni in gioco? Perché scegliere invece di bloccare l’iter dopo, quando si sono spesi energie, soldi, tempo, carte? È davvero la strada più semplice? Più semplice per cosa?
La Legge in discussione, prevedendo la possibilità di un’amministrazione di fare ricorso solo se ha partecipato attivamente alla Conferenza dei Servizi, ci sembra restituire un minimo di autorevolezza a questo procedimento. Non è molto, ma è sempre una base di partenza.
Alessandro Beulcke, Presidente Nimby Forum