L’enciclica papale sulle questioni ambientali è pronta. Ora è in fase di traduzione e sarà divulgata tra fine maggio e i primi giorni di giugno. Lo ha reso noto ieri il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, al termine di un incontro con Papa Francesco, in Vaticano. Podo dopo, è arrivata la conferma anche da mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
LE PAROLE DI BAN KI-MOON
Pochi sanno quel che c’è scritto, a dispetto delle supposizioni, degli incubi o dalle alte aspettative che il solo annuncio del tema ha provocato. “Sono qui perché ho bisogno del Papa”, ha detto il numero uno del Palazzo di vetro di New York, ricordando (come aveva già fatto Francesco in diverse occasioni) che il vertice di Parigi del prossimo dicembre sul clima “sarà un punto di svolta e poi bisognerà applicare quanto verrà deciso”.
IL MEETING IN VATICANO
Ieri, proprio a rafforzare il messaggio contenuto nell’enciclica, si è tenuto nella Casina Pio IV il seminario “Proteggere la terra, nobilitare l’umanità”. Mons. Sorondo l’ha definito “un meeting che aveva come scopo quello di appoggiare l’enciclica con argomenti specificamente scientifici che naturalmente il documento del Papa non potrà contenere, perché ha uno stile pastorale”. Il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha osservato che si tratta di una “questione morale” per tutto il pianeta.
L’APPOGGIO DI OXFAM INTERNATIONAL
Oxfam International ha subito garantito il proprio sostegno all’impegno di Francesco, nota Avvenire: “Sosteniamo con convinzione l’impegno del Papa per costruire un movimento globale interreligioso per la lotta al cambiamento climatico e la protezione delle persone più vulnerabili. La risposta che daremo al cambiamento climatico rappresenta la cartina di tornasole della nostra umanità”, ha detto la direttrice, Winnie Byanyima.
IL RUOLO DELL’INDUSTRIA DI COMBUSTIBILI FOSSILI
Ma c’è anche chi teme il contenuto del documento, al punto da organizzare a Roma delle contro riunioni in cui ribadire l’importanza dei vecchi sistemi d’approvvigionamento energetico. E’ il caso, ad esempio, dell’Heartland Institute, un think tank conservatore che porta avanti le istanze dell’industria dei combustibili fossili. Il presidente Joe Bast ha parlato addirittura del pericolo di “orribili sofferenze” per i poveri se si metteranno da parte “le energie affidabili”. Il gruppo sta tentando di “persuadere il Vaticano che non c’è alcuna crisi dovuta al riscaldamento globale”, ha scritto non a caso il Guardian. Ironico è Jim Lakely, il portavoce di Heartland, che parla del Papa come “autorità sulle questioni spirituali, ma non su quelle scientifiche”. L’American Petroleum Institute non commenta i rumors secondo cui sarebbe attivamente impegnato in un’attività di lobbying in Vaticano sulle questioni ambientali.
LA POSIZIONE DEI CONSERVATORI AMERICANI
Il tema già divide gli Stati Uniti, con una frangia di conservatori preoccupata da quanto il Papa potrà dire nel suo intervento al Congresso, il prossimo settembre. Non a caso, un navigato osservatore di vicende ecclesiastiche d’oltreoceano, come padre Thomas Reese, già direttore di America magazine, al New York Times ha commentato: “Penso che lo speaker Boehner fosse fuori di sé quando ha invitato il Papa al Congresso. Siete in grado di immaginare quel che faranno i repubblicani quando Francesco dirà ‘voi dovete fare qualcosa contro il riscaldamento globale’?”.
“FORSE SAREBBE MEGLIO ASPETTARE E LEGGERE IL TESTO”
Ma che il contenuto dell’enciclica sia meramente una dissertazione scientifica sui problemi ambientali è da escludere. L’ha detto mons. Sorondo, ma anche due attenti osservatori come Luis Badilla e Alessandro Notarnicola, sul Sismografo, hanno osservato che “forse sarebbe meglio aspettare e leggere il documento papale poiché è quasi certo che la definizione di ‘enciclica ecologica’ sarà a posteriori considerata stretta e riduttiva. E’ inoltre probabile che l’Enciclica sia molto di più nelle intenzioni del Santo Padre, quasi un mini-compendio delle grandi sfide socio-culturali, politico-economiche e religiose-antropologiche dell’umanità, sia per oggi sia per gli anni a venire. Si potrebbe trattare di un documento di forte impronta sociale, da annoverare tra le encicliche sociali dei Papi da Leone XIII a Papa Francesco, e quindi di un testo ‘globale’ e ‘globalizzante’ che sarebbe un errore attribuire esclusivamente alla sola questione dei cambiamenti climatici”.