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Perché i nuovi (veri) occupati sono ben pochi

I dati aggregati sul mercato del lavoro, riferiti al mese di febbraio, non mostrano discontinuità nella dinamica dei flussi netti di occupazione da collegare alla decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato, entrata in vigore il primo gennaio con la legge di stabilità.

Una possibile spiegazione – da verificare con i dati completi e definitivi sulle forze di lavoro – è da cercare nel fatto che le segnalazioni di maggiori assunzioni di fonte imprese abbiano riguardato soprattutto trasformazioni di contratti a tempo determinato, con un effetto praticamente nullo sul numero degli occupati netti. Colpisce anche il dato sul tasso di disoccupazione. Il forte balzo della fiducia delle famiglie di inizio 2015 è determinato, tra l’altro, da un marcato miglioramento – in atto da gennaio – delle attese di disoccupazione.

Viene da chiedersi su cosa si fondano queste migliori aspettative: non tanto sull’esperienza diretta del rispondente, quanto su percezioni che si formano sulle informazioni diffuse dai media, come tv, giornali e, ovviamente, social network. Resta comunque un segnale di cui tenere conto, nel senso che potrebbe verificarsi, in questa fase del ciclo, una certa sconnessione tra indicatori qualitativi di clima in marcato rialzo e variabili effettive dell’attività economica contrassegnate da una maggior inerzia.


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