Se i presidi italiani avessero le stesse capacità manageriali di quelli britannici, gli studenti italiani recupererebbero il gap che li separa dalla media Ocse nei test Pisa di matematica, secondo un working paper di Fabiano Schivardi (Rodolfo Debenedetti Chair in Entrepreneurship) e due colleghi dell’Università di Cagliari (Adriana Di Liberto e Giovanni Sulis).
In Managerial Practices and Students’ Performance (CEPR Discussion Paper Series No. 10172) i tre studiosi misurano le capacità manageriali dei presidi italiani usando la World Management Survey (WMS), una metodologia che gli consente di comparare il risultato con misurazioni analoghe effettuate in Germania, Canada, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. Osservano così che la capacità manageriale dei presidi dei paesi più centralizzati (Italia e Germania) è inferiore a quella degli altri, con i presidi italiani in fondo alla scala. I dati italiani sono stati raccolti attraverso dettagliate interviste telefoniche a 400 presidi di scuole medie superiori.
Dal momento che il WMS misura la qualità delle pratiche manageriali effettivamente adottate in cinque aree di management (operations, monitoraggio, obiettivi, incentivi e leadership) e non l’attitudine manageriale dei presidi, sembrerebbe ragionevole attribuire le differenze ai più stringenti vincoli istituzionali in essere in Italia, ma l’analisi dimostra che non è così. In primo luogo i presidi italiani fanno peggio degli altri sia nelle aree soggette a vincoli istituzionali sia in quelle che ne sono esenti e inoltre i presidi delle scuole private, dove i vincoli sono minori, non ottengono valutazioni migliori rispetto a quelli delle scuole pubbliche. Il fatto che una quota significativa di presidi italiani implementi pratiche di qualità molto bassa punta invece il dito sulla mancanza di formazione manageriale e sui percorsi di selezione.
Schivardi e i suoi coautori mettono poi in relazione la capacità manageriale dei presidi italiani e i risultati di un test standardizzato di matematica (Invalsi), al quale vengono sottoposti gli studenti del secondo anno di superiori, e verificano che le pratiche manageriali hanno un impatto positivo e significativo sulla performance degli studenti. Le pratiche manageriali hanno un effetto più forte sulle scuole che hanno sede in aree a background socioeconomico più basso.
In termine di grandezza degli effetti, se le abilità manageriali dei presidi italiani fossero le stesse dei britannici gli studenti italiani colmerebbero il gap che li separa dalla media Ocse nei test standardizzati Pisa.
Gli studiosi confrontano anche i risultati degli studenti di scuole gestite da presidi nominati prima e dopo il 2006 attraverso un nuovo processo di selezione che valuta le capacità manageriali e richiede una formazione specifica di gestione delle risorse umane e trovano che questi ultimi registrano risultati significativamente migliori. Le scuole che offrono curricula diversi, presumibilmente più complesse da gestire, fanno peggio delle altre.
“Per migliorare la qualità manageriale dei presidi italiani”, scrivono gli studiosi, “riformare il sistema garantendo maggiore autonomia alle scuole potrebbe non bastare: sarà importante anche dedicare attenzione specifica alla selezione e alla formazione dei presidi”.